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Aggiornato: 2 giugno 2025


Don Paolo Vannucci Don Paolo Vannucci (facendo uno sforzo) Sentite, Nina.... Ho riflettuto al vostro desiderio.... (Con molta dolcezza) È giusto, .... Mi occuperò io di ogni cosa.... Sarete contenta.... Fidate in me.... Ne riparleremo domani.... Per ora, abbiate pazienza.... Ho un po’ d’emicrania.... Ma, domani, sar

Alzatosi poscia da quella adorazione, Cristoforo Colombo sguainò la spada, dispiegò lo stendardo reale, e chiamati al suo fianco i comandanti della Pinta e della Nina, mentre facevano ala tutti gli altri ufficiali, recitò la preghiera latina che egli stesso aveva composta in viaggio, per quella circostanza:

Ma non era tempo d’indugiarsi. La tarda Santa Maria e la tardissima Nina ripigliarono il viaggio: toccarono un altro porto, che fu chiamato porto Santo, e di l

Ti annoio cianciando? domandò Gerolamo; e Giusto rispose di , che voleva essere lasciato solo, perchè l'ispirazione non piglia legge da nessuno... come Gerolamo sapeva benissimo. Gerolamo fu schietto anche lui, e confessò che d'arte non sapeva nulla di niente; ma in ogni modo se ne andava, non avendo più bisogno di suo cugino. Nina era a tiro, e toccava a lui allungare la mano per pigliarla....

Sicuro; li stampavo sul Trovatore, un giornaletto teatrale di Padova, e glieli facevo pervenire con delle iniziali molto trasparenti. Seppi più tardi che la siora Nina non sapeva leggere più in l

Forse. Sicuramente era un madrigale ardito. Nina mise in faccia al pittore poeta due raggi di sole melanconico, e gli disse: Lei non mi ha vista tutta prima d'oggi, non è vero? Nessuno mai le ha parlato di me, nessuno che mi abbia vista in strada, dove scendo poco? e per questo non sa il mio difetto odioso, insopportabile, che le far

Ca pirchì s' 'a 'rrobanu!... L'astricu e vasciu, scavarcanu 'a cancillata, e s' 'a portanu 'nta 'n vidiri e svidiri!... Comu si purtaru a Nina e a Carulina!.... Cu' eranu, 'ss'autri?...

Gente in quella casa ce ne andava poca, tranne qualche provinciale, che capitava di tempo in tempo a trovar la Nina diventata parona.

Giusto sorrideva al sorriso di lei, e senza intendere ancora frugava con lo sguardo la pallida creatura. Nina, facendosi ancora forza per sorridere, aggiunse con voce intelligibile appena: Dunque non sa nulla? Io sono storpia. Vuol vedere? Non si turbi poi troppo. E senza attendere risposta si staccò dalla poltroncina per attraversare la stanza. Ahi! povera creaturina bella!

La Nina che non capiva bene per colpa di chi la battesse il suo padrone, aveva cercato di scappare dall'uscio sul ballatoio; e fu allora che il vecchio esasperato, pensando forse che volesse fuggire di casa, le sbarrò il passo, l'afferrò pei capelli e la fece strillare come un'aquila. Era troppo ormai anche per un matricolino.

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