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Aggiornato: 27 luglio 2025
Pare adunque l'autore qui volere lui, per questa viltá d'animo, in questa parte superiore dello 'nferno tra' cattivi esser dannato.
Similemente fingono li nostri poeti la bellezza de' campi elisi, per la quale intendo la dolcezza del paradiso; e la oscuritá di Dite, per la quale prendo l'amaritudine dello 'nferno; accioché noi, tratti dal piacere dell'uno, e dalla noia dell'altro spaventati, seguitiamo le virtú che in Eliso ci meneranno, e i vizi fuggiamo che in Dite ci farieno trarupare.
Con la misericordia tua mitighi la giustizia; per misericordia ci hai lavati nel Sangue; per misericordia volesti conversare con le tue creature. O pazzo d'amore! non ti bastò d'incarnare, che anco volesti morire? Non bastò la morte, che anco discendesti a lo 'nferno traendone i santi padri, per adempire la tua veritá e misericordia in loro?
Farinata e 'l Tegghiaio, che fuor si` degni, Iacopo Rusticucci, Arrigo e 'l Mosca e li altri ch'a ben far puoser li 'ngegni, dimmi ove sono e fa ch'io li conosca; che' gran disio mi stringe di savere se 'l ciel li addolcia, o lo 'nferno li attosca>>. E quelli: <<Ei son tra l'anime piu` nere: diverse colpe giu` li grava al fondo: se tanto scendi, la` i potrai vedere.
Ahi Pistoia, Pistoia, che' non stanzi d'incenerarti si` che piu` non duri, poi che 'n mal fare il seme tuo avanzi? Per tutt'i cerchi de lo 'nferno scuri non vidi spirto in Dio tanto superbo, non quel che cadde a Tebe giu` da' muri. El si fuggi` che non parlo` piu` verbo; e io vidi un centauro pien di rabbia venir chiamando: <<Ov'e`, ov'e` l'acerbo?>>.
E «Se miseria d’esto loco sollo rende in dispetto noi e nostri prieghi», cominciò l’uno, «e ’l tinto aspetto e brollo, la fama nostra il tuo animo pieghi a dirne chi tu se’, che i vivi piedi così sicuro per lo ’nferno freghi.
cosi` rotando, ciascuno il visaggio drizzava a me, si` che 'n contraro il collo faceva ai pie` continuo viaggio. E <<Se miseria d'esto loco sollo rende in dispetto noi e nostri prieghi>>, comincio` l'uno <<e 'l tinto aspetto e brollo, la fama nostra il tuo animo pieghi a dirne chi tu se', che i vivi piedi cosi` sicuro per lo 'nferno freghi.
Sí che ne cade in amaritudine, e parle essere intro lo 'nferno, sentendosi levata dal dilecto e sentendo le molestie delle molte temptazioni.
«Né morte ’l giunse ancor, né colpa ’l mena», rispuose ’l mio maestro, «a tormentarlo; ma per dar lui esperïenza piena, a me, che morto son, convien menarlo per lo ’nferno qua giù di giro in giro; e quest’ è ver così com’ io ti parlo». Più fuor di cento che, quando l’udiro, s’arrestaron nel fosso a riguardarmi per maraviglia, oblïando il martiro.
Farinata e 'l Tegghiaio, che fuor si` degni, Iacopo Rusticucci, Arrigo e 'l Mosca e li altri ch'a ben far puoser li 'ngegni, dimmi ove sono e fa ch'io li conosca; che' gran disio mi stringe di savere se 'l ciel li addolcia, o lo 'nferno li attosca>>. E quelli: <<Ei son tra l'anime piu` nere: diverse colpe giu` li grava al fondo: se tanto scendi, la` i potrai vedere.
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