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Aggiornato: 26 giugno 2025


5 Morto ch'ella ebbe il falso cavalliero che lei voluto avea gi

Il maestro Zecchini era figlio d’un ricco signore, il quale dopo di aver consumato quasi tutto l’avito censo, era morto lasciandolo povero, e con una educazione incompleta, per cui fu costretto di fare il maestro comunale per vivere.

Il frate l'aveva preveduto, e a stenti frenando le lacrime rispose: Di questo desiderio non può oramai consolarvi che Dio. È mortochiese ella ritraendosi spaventata, e tendendo le mani irrigidite. Il silenzio del frate e un sospiroso abbassar del capo, le diedero una terribile conferma. E mio figliorichiese ella con angoscia crescente. Vi aspetta in paradiso».

Cristiani? chiede, fremendo dallo sdegno. Cristiani! L'uomo non può continuare. Il pugnale del sovrano lo ha trafitto nel petto. È caduto morto al suolo.

STRAGUALCIA. Quand'io son morto, fatemi un brodetto agli archi. FABRIZIO. Basta che, ne la prima gionta, questa terra mi piace assai. E a te, Stragualcia? STRAGUALCIA. A me pare un paradiso, ché non vi si mangia e non vi si beve. Orsú! Non perdiam piú tempo a veder la terra, ché la vedremo a bello agio. PEDANTE. Tu vedrai qui il piú solenne campanile che sia in tutta la machina mondiale.

Ahi! che tu con un leggerissimo sonno se' passata da questa vita e sei uscita di travagli, son finiti i tuoi dolori; ma a me che resto in vita resteranno perpetuamente impressi nel cuore i tuoi costumi, la tua bontá, la tua onestá e la riverenza che mi portavi. M'hai lasciato orbo, afflitto e pieno di pentimento: oh fossi morto in tua vece, vecchio canuto e stanco dal lungo vivere!

Il mal capitato fuochista era di Reggio, e dopo dieci anni ritornava, morto, alla terra natale! Scesi a terra, i salvati furono immantinente circondati da donne e marinai, le une recando ristori e panni, gli altri offrendo stessi e le casupole.

Ella pendeva colle braccia tese, non sostenuta che dalla ferrea morsa delle mani d'Orsacchio che le facevano lividi i polsi; egli incombeva sovr'essa, a mezzo chinato, improntata la faccia della più ria ferocia. Stette così un poco, mentr'ella si dibatteva sotto di lui nelle convulsioni della paura, poi la ributtò villanamente, ed ella cadde come corpo morto sul suolo.

Quì fatto singolar d'alto sapere, Le glorie sue presso ciascun son note; Costui simiglia il mostro, e tra le schiere Del morto Turacan trova il nipote; Giovin superbo, che le chiome ha nere, E che di negro pelo empie le gote, E ch'orgoglioso, e che soverchio osando Non tende l'arco, e non si cinge il brando.

Ora quel vecchio è morto da più anni, ed io penso alla memoria che ne dev’esser durata nel suo piccolo villaggio. L

Parola Del Giorno

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