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Aggiornato: 25 ottobre 2025


Dovendo conciliare principii diametralmente opposti, essi dovettero certamente accarezzare una parte e l'altra, e ne avvenne, com'è naturale, sembrar dessi troppo repubblicani ai monarchici, e viceversa ai repubblicani. Ripeto: quando l'Italia sar

Con questo suo modo di agire, non occorre dirlo, in poco tempo egli s'era fatto prendere in uggia da tutti indistintamente, monarchici e repubblicani; ma ancora più degli altri ne avean piene le tasche i suoi stessi compaesani, i veneti, i quali dubitavano, e a torto, di poter sfigurare, perchè fra i tanti giovani animosi, coi quali aveano ingrossate le fila dell'esercito e dei volontari, era capitato pure dalle loro parti anche quel tanghero unto e bisunto di pomate e di profumi, colle gambe lunghe lunghe, la faccia bianca bianca, i capelli di stoppa, la barbettina rada.... e il cuor di coniglio.

I monarchici intanto iniziavano dal canto loro un nuovo stadio di attivit

Egli vede una sosta nell'applicazione del regolamento e sogna una diminuzione della pena. Egli è sicuro che si distribuiranno dei piattoni di risotto e della carne annegata nella bagna e che verranno probabilmente delle grazie. Questa è una delle ragioni per cui in carcere siamo più monarchici del re. Non è che lui che si ricordi degli afflitti sepolti nelle celle.

La repubblica non fu accolta bene male; la patirono i popoli, forse vi era altra uscita, dacchè al Papa non si voleva tornare, nel governo provvisorio non si poteva durare; il Monghini, che questo disse, allora come ora apparve savio, e il Farini male si adopera trafiggerlo con oblique parole: maligno raccontatore costui, contro il quale, percosso da Dio, non lice aggravarsi con dure parole. Quando poi con tanto valore i Romani con gl'Italiani convenuti a Roma difesero la repubblica, furono sospinti ai magnanimi atti meno da svisceratezza per la forma del governo che per mostrare a prova di sangue allo aborrito straniero come gl'Italiani sappiano adoperare l'arme anco in disperata difesa; questo è giudizio dello scrittore, bensì dello stesso Giuseppe Mazzini, il quale, interrogato da lui rispondeva proprio così: «il concetto della difesa di Roma fu in tutti concetto di onore, e di ribellione naturale contro la insolenza francese; nei pochi concetto repubblicano, e desiderio di promovere il principio facendo conoscere al mondo ciò, che a petto dei monarchici d'Italia valessero i repubblicani.... Roma era scaduta agli occhi d'Italia, e di Europa: era una popolazione di preti, di servi, di ciacchi viventi su la candela, su le cerimonie, e le corruttele dei sacerdoti, e di trasteverini ignoranti, affascinati dalle pompe cattoliche, comecchè d'istinti veracemente Romani. Ora per noi senza Roma non si fonda unit

Fu in una notte tiepida e serena che a Modigliano giunse il telegramma della presa di Roma. Da qualche giorno la campagna era cominciata, e quantunque il nemico fosse più che spregevole, il popolo non era senza inquietudine. La tradizione dei disastri monarchici, quando la monarchia si era battuta colle sole sue forze, pesava su questa spedizione, che non meritava nemmeno il nome di guerra. Si raccontavano aneddoti di La Charette generale dei zuavi, che fedele alla memoria del proprio nome infestava la campagna romana deludendo e superando i bersaglieri di Lamarmora, e allora l'anima del popolo si voltava a Garibaldi. Ma questi, che sapeva di aver ucciso il papato a Mentana, ne abbandonava le spoglie alla monarchia di Savoia incaricata dalla storia di saldare l'una all'altra tutte le membra d'Italia. Un'altra più grande idea occupava il suo spirito. Francia, Italia e Spagna, tutto il vecchio mondo latino doveva riunirsi per rattenere entro i limiti della nazionalit

Cotesto accrescimento di forze dei liberi dispiaceva certamente alla Corte Sarda, al Papato ed al padrone Buonaparte, e fra i mezzi impiegati per impedirlo, non mancarono ogni specie d'ostacoli all'imbarco dei volontari nel settentrione. Era naturale temessero l'invadente bufera nel mezzodì i monarchici ed i suoi satelliti. Chi ha la coda di paglia, teme il fuoco.

S’illudeva intanto, quando, pei loro fini particolari, i monarchici al 1859 si vantavano di aver conquistato Garibaldi; e più tardi, al 1879, i republicani s’illusero sperando che Garibaldi fosse ritornato a loro e ch’essi avrebbero potuto valersi di lui per la distruzione della monarchia.

E da tutto quel lavoro sorgeva spontanea una parola: Repubblica. La stampa clandestina milanese saettava continuamente i tentativi dei monarchici lombardi ricoverati in Piemonte. Il Comitato Siciliano scriveva in fronte ai suoi Atti la formula: Dio e il Popolo. Repubblicano si chiariva il Comitato dei Siciliani in Parigi. Repubblicana era la stampa segreta toscana. Di Roma non occorre ch'io dica.

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