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Attraversammo la Mancia, la celebrata Mancia, teatro immortale delle avventure di Don Chisciotte. È tal quale io me l'immaginava: ampie pianure nude, lunghi tratti di terreno sabbioso, qualche mulino a vento, pochi villaggi meschini, viottole solitarie, casuccie abbandonate. Vedendo quei luoghi, provai quel vago senso di malinconia che desta sempre in me la lettura del libro del Cervantes, e ridissi a me stesso quello che, leggendo, mi dico sempre: Costui non può far ridere, o sotto il sorriso fa spuntare la lacrima. Don Chisciotte è una figura mesta e solenne; la sua pazzia è un lamento; la sua vita è la storia dei sogni, delle illusioni, dei disinganni, delle aberrazioni di tutti; la lotta della ragione coll'immaginazione, del vero col falso, dell'ideale col reale; tutti noi abbiamo del Don Chisciotte, tutti noi prendiamo dei mulini a vento per giganti, tutti noi siamo a volta a volta spinti in su da un impeto d'entusiasmo, e ricacciati giù da una risata di scherno; tutti siamo un misto di sublime e di follia; tutti sentiamo con amarezza profonda il contrasto perpetuo tra la grandezza delle nostre aspirazioni e la debolezza delle nostre facolt

La sua gioia, adunque, era in far dei meschini. Aveva nondimeno il sembiante dolce, la parola lusinghiera, le maniere graziosamente squisite, un tantin di spirito, ed era mastro nell'arte del tornire in legno¹. ¹ Si direbbe, a questo ritratto, che si tratti di Francesco I di Napoli.

È la frase consacrata. Ed io meravigliavo tra me, come le menti di quegli amici miei mancassero di elevatezza per non potersi scindere da meschini pregiudizî sociali, ed innalzarsi con me nelle sublimi regioni della passione. ; la mia donna era vincolata ad un altro. Ad un egoista che si era permesso di farla sua, senza prevedere che io l'avrei amata. Ad un tiranno, che persisteva ad essere suo marito malgrado il nostro reciproco amore. Animo volgare, incapace di eroismo, che non aveva nemmanco la generosit

Coloro che avevano questi gusti graziosi, gentili e meschini, trovavano i suoi quadri duri, troppo forti, troppo pieni di cose: vi si respirava un'aria troppo carica di ossigeno pei loro deboli polmoni. I paesaggi del pittore erano sempre contorti e violenti, dalle linee spezzate; i suoi Tramonti erano tragici, quasi un carattere di passione si mettesse nel sangue aggrumato del sole senza raggi.

Gli attori del teatro di piazza Navona sono mediocrissimi, li direi inferiori a quelli delle compagnie che recitano sui teatri più meschini della Germania, e specialmente la parte femminile non si distingue certo per bellezza.