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Nei tempi ormai per sempre passati, quando si pretendeva di leggere in cielo l'avvenire degli umani eventi, queste grandi apparizioni di Marte erano lo spavento dei popoli, e davano molto da fare agli astrologi, ai quali incombeva il compito, non sempre facile, di studiare l'influsso del pianeta sulle vicende guerresche e sulle costellazioni politiche del momento.

Nella schiera degli otto pianeti principali Marte occupa, per volume, il penultimo luogo; il solo Mercurio è più piccolo di lui.

Le epoche adunque in cui Marte si presenta a noi più vicino, sono quelle delle opposizioni, le quali ricorrono ad intervalli di circa ventisei mesi, o 780 giorni.

Noi eravam lunghesso mare ancora, come gente che pensa a suo cammino, che va col cuore e col corpo dimora. Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino, per li grossi vapor Marte rosseggia giù nel ponente sovra ’l suol marino, cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, un lume per lo mar venir ratto, che ’l muover suo nessun volar pareggia.

Tutti color ch’a quel tempo eran ivi da poter arme tra Marte e ’l Batista, eran il quinto di quei ch’or son vivi. Ma la cittadinanza, ch’è or mista di Campi, di Certaldo e di Fegghine, pura vediesi ne l’ultimo artista. Oh quanto fora meglio esser vicine quelle genti ch’io dico, e al Galluzzo e a Trespiano aver vostro confine,

Alto crollando de le piume sparte I gran cimier su la velata testa Bostange, Alcasto, e 'l non minor Giassarte D'uccider mai, mai di ferir non resta; E quinci appar di sanguinoso Marte Più crudele sembianza e più funesta, Di ferri scossi più terribil suono Più minacciar, più dimandar perdono.

L'alta voce ne va per tutti i palchi, che 'l nome indegno udir fa d'ogn'intorno. Seco il re vuol ch'a par a par cavalchi, quando al palazzo suo poi fa ritorno; e di sua grazia tanto gli comparte, che basteria, se fosse Ercole o Marte. 114 Bello ed ornato alloggiamento dielli in corte, ed onorar fece con lui Orrigille anco; e nobili donzelli mandò con essa, e cavallieri sui.

Come distinta da minori e maggi lumi biancheggia trapoli del mondo Galassia , che fa dubbiar ben saggi; costellati facean nel profondo Marte quei raggi il venerabil segno che fan giunture di quadranti in tondo. Qui vince la memoria mia lo ’ngegno; ché quella croce lampeggiava Cristo, ch’io non so trovare essempro degno;

Oh gioia! oh ineffabile allegrezza! oh vita intègra d’amore e di pace! oh sanza brama sicura ricchezza! Dinanzi a li occhi miei le quattro face stavano accese, e quella che pria venne incominciò a farsi più vivace, e tal ne la sembianza sua divenne, qual diverrebbe Iove, s’elli e Marte fossero augelli e cambiassersi penne.

Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte, armati ancora, intorno al padre loro, mirar le membra d'i Giganti sparte. Vedea Nembrot a pie` del gran lavoro quasi smarrito, e riguardar le genti che 'n Sennaar con lui superbi fuoro. O Niobe`, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti!