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Aggiornato: 1 giugno 2025
udimmo dire: <<O tu a cu' io drizzo la voce e che parlavi mo lombardo, dicendo "Istra ten va, piu` non t'adizzo", perch'io sia giunto forse alquanto tardo, non t'incresca restare a parlar meco; vedi che non incresce a me, e ardo! Se tu pur mo in questo mondo cieco caduto se' di quella dolce terra latina ond'io mia colpa tutta reco,
Egli mi strinse la mano, felicitandosi del mio ritorno, in una specie di dialetto lombardo, da lui imparato per frequenti corse nell'Alta Italia ad acquisti di vini e di bestiame; poi guardò Lidia, ch'era presso di me, esile e dùttile figurina d'adolescente. La mia signora! dissi.
Ebbene, quel giovane, sì valoroso, sì bello, sì modesto, che prese parte a tutte le pugne italiane, dalle barricate di Milano, al fatale 3 giugno, ove lasciò gloriosamente la vita, quel giovine è Daverio, il Lombardo, oggi occupato alle opere di difesa della frontiera romana, presso Rieti, e che vent'anni di lotta non hanno potuto cancellare dalle vergogne italiane.
non mi celar chi fosti anzi la morte, ma dilmi, e dimmi s'i' vo bene al varco; e tue parole fier le nostre scorte>>. <<Lombardo fui, e fu' chiamato Marco; del mondo seppi, e quel valore amai al quale ha or ciascun disteso l'arco. Per montar su` dirittamente vai>>. Cosi` rispuose, e soggiunse: <<I' ti prego che per me prieghi quando su` sarai>>.
Evvi nondimeno un altro lombardo il quale non ha mai variato, ed è il marchese Arconati-Visconti. L'anima si riposa arrestandosi su questa nobile e ricca figura. Lo si prenderebbe per un canonico.
Eppure tutta Roma credeva lei felicissima in tal momento.... tutta Roma invidiava il giovane lombardo, cagione e vittima a un tempo di sì profonda angoscia.
Il signor Correnti, un altro consigliere di Stato dell'anno scorso, fu, prima del 1848, repubblicano e capo del partito democratico lombardo. Egli era il tratto di unione tra la borghesia e la nobilt
«Amici,» entrò a dire, «se mai vi piacesse saper la cagione del gran pianto di quel povero Lombardo, ch'io pure mi ricordo benissimo, vi dirò ch'egli ebbe la sciocchezza d'innamorarsi di Valenzia. Sì, signori, quel povero cavalieruzzo che altro non possedeva al mondo che la spada e il suo liuto, ebbe l'ardire di guardare in volto ad una figlia di San Marco. Ditemi voi se si può dare di peggio.
L'esercito genovese, scemato di alcune compagnie mercenarie, s'era accresciuto di certe altre ed avea preso in condotta Gaspare di Monte Brianzo e il famoso Pietro Torello, capitano lombardo, con cento e cinquanta cavalli. Intanto si ciarlava di pace, ma così, fiaccamente, senza scaldarcisi il sangue.
Ah! se ci fossero dei giovani scrittori che invece di perdersi dietro le imitazioni delle creazioni altrui, ci dessero il romanzo regionale piemontese, lombardo, veneto, toscano, romano, come ora ha fatto il Lauria col napoletano (e ce ne aveva regalato gi
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