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Aggiornato: 24 giugno 2025
<<O tu che con le dita ti dismaglie>>, comincio` 'l duca mio a l'un di loro, <<e che fai d'esse talvolta tanaglie, dinne s'alcun Latino e` tra costoro che son quinc'entro, se l'unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro>>. <<Latin siam noi, che tu vedi si` guasti qui ambedue>>, rispuose l'un piangendo; <<ma tu chi se' che di noi dimandasti?>>.
Certo, ch'infra Latin porrai le piante, Ma col
ma per chiare parole e con preciso latin rispuose quello amor paterno, chiuso e parvente del suo proprio riso: <<La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, tutta e` dipinta nel cospetto etterno: necessita` pero` quindi non prende se non come dal viso in che si specchia nave che per torrente giu` discende.
«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò ’l duca mio a l’un di loro, «e che fai d’esse talvolta tanaglie, dinne s’alcun Latino è tra costoro che son quinc’ entro, se l’unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro». «Latin siam noi, che tu vedi sì guasti qui ambedue», rispuose l’un piangendo; «ma tu chi se’ che di noi dimandasti?».
ma per chiare parole e con preciso latin rispuose quello amor paterno, chiuso e parvente del suo proprio riso: <<La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, tutta e` dipinta nel cospetto etterno: necessita` pero` quindi non prende se non come dal viso in che si specchia nave che per torrente giu` discende.
Costui di stridi e lagrime Non fe' sua gioia, nè macchiò le mani Nel vil sangue del popolo, Come sta scritto dei più chiari eroi: Non arse ville, nè gli piacque il mobile Trofeo dei penzolanti corpi umani, Come si legge ne' volumi tuoi: Non dei tiranni coll'oblique insidie Il pallido coraggio Sostenne e i nappi taciti di morte, O crebbe illustre di natura oltraggio; Povero prete, il suo latin col povero Divise e il poco pane e l'umil sorte.
<<O tu che con le dita ti dismaglie>>, comincio` 'l duca mio a l'un di loro, <<e che fai d'esse talvolta tanaglie, dinne s'alcun Latino e` tra costoro che son quinc'entro, se l'unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro>>. <<Latin siam noi, che tu vedi si` guasti qui ambedue>>, rispuose l'un piangendo; <<ma tu chi se' che di noi dimandasti?>>.
Fa sanguinosa e lagrimevol messe Ferro latin di vostre amiche genti; Ma quì non sia chi sovvenir l'oppresse Schiere con opra, o con pensier pur tenti; Ciascun come pugnò, come cadesse, I tuoni, l'arme del gran Dio rammenti; Sì disse: e 'n volto minaccioso e crudo Vibrò la lancia ed innalzò lo scudo.
«O tu che con le dita ti dismaglie», cominciò ’l duca mio a l’un di loro, «e che fai d’esse talvolta tanaglie, dinne s’alcun Latino è tra costoro che son quinc’ entro, se l’unghia ti basti etternalmente a cotesto lavoro». «Latin siam noi, che tu vedi sì guasti qui ambedue», rispuose l’un piangendo; «ma tu chi se’ che di noi dimandasti?».
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