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Così ne i vinti cor va rinforzando L'ardir caduto, e con terribil guardo Vibra dintorno trascorrendo il brando, Saldo sul fianco, e sovra i piè non tardo; Errando scerne, che gittava Urgando Del gi

32 Amor n'è causa, che nel cor m'ha impresso la forma tua così leggiadra e bella; e posto ci ha l'ardir, l'ingegno appresso, e la virtù di che ciascun favella; ch'impossibil mi par, ch'ove concesso ne sia il veder, ch'ogni donna e donzella non ne sia accesa, e che non usi ogni arte di sciorti dal mio amore e al suo legarte.

Poiché la fortuna mi stringe troppo, bisognano prestissimi rimedi. vo' perdermi d'animo, ché la cattiva sorte sopportata con animo valoroso, suol convertirsi in buona. Se vincerò questi perigli, l'ardir sia degno d'eterna lode. O felici miei pensieri, se a tanta gloria giungerete. Ma se mi riesce contraria, io non so se la morte sará bastante rimedio a tanti mali.

O bel tiro mi sovviene! facciamo cosí, ché racconciaremo l'errore e daremo miglior perfezione all'opra, anzi o bel pensiero! castigheremo l'ardir loro, e vostro padre ancora, per avergli dato credenza, e ci vendicheremo di Panfago, e io provederò alla mia schena: faremo tre servigi ad un tempo. PIRINO. Deh, conservator della mia vita, ritornami vivo con qualche speranza!

Allor scote le briglie, e picca il fianco Del gran destriero; e con la destra irata Impugna il brando, che dal lato manco Pendea ricinto di catena aurata. Ma nel buon corridor l'ardir vien manco Per l'alta fiamma a non mirarsi usata, Che da l'armi celesti in varie rote L'aria dintorno co' gran rai percote.

«La Croce altro non è ch'alta dottrina Di generosi e giusti sacrifici; La forza d'affrontar doglie e rovina Per giovare a' tuoi cari e a' tuoi nemici; L'ardir congiunto ad amist

Quivi quasi presa da femminile vaghezza, e come se fosse selvaggia del loco, addimandava ora l'uno ora l'altro che si facessero i soldati in questa od in quella parte, e avendo più avanti l'ardir suo, rimirando intorno come chi assaggia nuove cose, inoltrò con diversi cicalecci fino al Pistornino.

O de gli orrendi e tenebrosi imperi Arbitro incontrastabile, sovrano, Io de l'ardir de' Rodïan guerrieri A te quì scendo messaggier non vano; Non vinti, no, che coraggiosi, altieri Danno assalto di morte ad Ottomano Insuperbiti: ognun minaccia e freme, E di salute, e di vittoria han speme.

Fra cotanto agitar d'opre e di cose, Cui segue il canto e mai non giunge al vero, Ad accender vieppiù l'alme vogliose Il popolar rimbomba inno guerriero: Vecchi, infermi, fanciulli e madri e spose, Forti ne l'ira, ardenti in un pensiero, Mescon l'opre e l'ardir, l'anime e i carmi, E incuorano alla pugna, e veston l'armi.

Mossero allor veloci; un di Roano Nacque sul lito, ed appellossi Anglante, di lui pronti men Guelfo, e Serrano, Chiari in Bretagna, ambo nutriti in Nante. Costor forti di cor, forti di mano, Al percosso Baron piantansi avante, Dando esempio di fede in tempo duro; Ma ne l'ardir mal fortunati furo.