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Aggiornato: 5 maggio 2025
CECA. E perché? chi è? RITA. Non vedete ch'ell'è Curzio, el mio patrone? CECA. Dite el vero. Leviamoci presto de qui. CURZIO. Quanta gioia, quanto piacere io sento, pietoso Amore, nol posso dire: ché, di me non obliandoti, nel mezzo di cotante miserie, di me sei stato ricordevole; di sorte che la mia donna, mossa a pietá, con darmi speranza di futuro bene, adolcisce l'amare mie angosce.
Or io l'ho tratto di tutti questi affanni; perché penso che questo sará stato medicina a farli uscir l'amor da le calcagna. Cosí non sentirá l'amare pene che lo facevan talor dare al diavolo. E non saria gran cosa che morisse da buon cristiano, un giorno, a lo spedale; onde sarebbe stato co' danari sempre un giudeo.
Anche l'amare ed essere riamato dal nostro ideale, poter sacrificare a lei tutto perfino la vita, non è forse una dolce soddisfazione, non è forse un piacere? Soccorrere l'infelice, consolare l'afflitto, morire per la patria, per un'anima bella non son forse piaceri? E se questi lo sono, la negazione di essi non produce dolore nell'animo nostro?
Era per l'amore che Emma amava Luciano, non per la vendetta, non per la rappresaglia. Lei non si scusava, lei non buttava la colpa sugli altri, lei si dava perchè voleva darsi, perchè amava, perchè l'amare le pareva la più alta, la migliore cosa della vita. Poteva la duchessa essere fredda, severa, rigida per Luciano, egli non ne soffriva: l'amava, sentiva di essere amato, doveva essere amato.
L'amare gli stessi libri, gli stessi quadri, l'avere gli stessi gusti intellettuali, ti portano alla concordia dei pensieri, che è quanto dire al paradiso in terra. Non credere però, mia cara, che non vi siano altri disaccordi, all'infuori di questi che ti ho classificati in tre categorie.
PILASTRINO. E benché, qualche volta, di goderla abbia qualche contento, provo spesso l'amare pene, gli affanni, i martíri, i travagli e l'angosce, che, non solo non prova innamorato, ma pur donna, s'è sopra a parto, non gli sente tali, quando ne sto, da poi ch'è giorno, un'ora senza entrare in cantina. ARTEMONA. Io te lo credo.
Batter metallo della maggior finezza possibile. Che sia ingenito e naturale a tutti gli uomini l'amare in tutte le cose la perfezione, e di ciascuna spezie le meno imperfette nel suo essere maggiormente stimare, c'insegnò piú di una volta Platone nelle divine sue opere; ma con piú evidenza ce ne avvertisce quella che a Platone stesso fu maestra: l'esperienza.
Lo riconobbe, ma protestò d'essere sempre in lotta, a questo proposito, colla sua inclinazione e sostenne che il sentirsi tanto felice, l'amare e l'essere amata la rendevano insensibile al ridicolo. Dunque diss'ella questo senso del ridicolo non dev'essere una cosa buona, non deve potersi accordare con la pienezza della felicit
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