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Aggiornato: 16 giugno 2025
Orlando attento all'amoroso affetto, senza che più chiarezza se gli faccia, vide a tutti gl'indizi manifesto ch'altri esser, che Zerbin, non potea questo. 69 Come la voce aver poté Issabella, non bene asciutta ancor l'umida guancia, sol de la molta cortesia favella, che l'avea usata il paladin di Francia.
80 A questo la mestissima Issabella, declinando la faccia lacrimosa e congiungendo la sua bocca a quella di Zerbin, languidetta come rosa, rosa non colta in sua stagion, sì ch'ella impallidisca in su la siepe ombrosa, disse: Non vi pensate gi
19 Ad Issabella il re d'Algier scongiuri di non la molestar fe' più di mille, pur ch'essa lavorar l'acqua procuri, che far lo può qual fu gi
Sia come vuole, egli discende a piede, pien di pietade, lacrimoso e mesto; e ricogliendo da diversa parte le reliquie ne va ch'erano sparte. 53 Del palafren discende anco Issabella, e va quell'arme riducendo insieme. Ecco lor sopraviene una donzella dolente in vista, e di cor spesso geme.
Trovò, ma in pezzi, ancor la sopravesta ch'in cento lochi il miser conte sparse. Issabella e Zerbin con faccia mesta stanno mirando, e non san che pensarse: pensar potrian tutte le cose, eccetto che fosse Orlando fuor dell'intelletto. 51 Se di sangue vedessino una goccia, creder potrian che fosse stato morto. Intanto lungo la corrente doccia vider venire un pastorello smorto.
137 La vecchia, dando alle parole udienza, che con sdegno e con duol Zerbino versa, s'avede ben ch'egli ha falsa credenza che sia Issabella in mar rotta e sommersa: e ben ch'ella del certo abbia scienza, per non lo rallegrar, pur la perversa quel che far lieto lo potria, gli tace, e sol gli dice quel che gli dispiace.
67 D'Azzi, d'Alberti, d'Obici discorso fatto gli aveva, e di lor stirpe bella, insino a Nicolò, Leonello, Borso, Ercole, Alfonso, Ippolito e Issabella. Ma il santo vecchio, ch'alla lingua ha il morso, non di quanto egli sa però favella: narra a Ruggier quel che narrar conviensi; e quel ch'in sé de' ritener, ritiensi.
84 Non men gioconda statua né men bella si vede appresso, e la scrittura dice: Ecco la figlia d'Ercole, Issabella, per cui Ferrara si terr
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