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Aggiornato: 17 maggio 2025
Ho riletto la mia lettera del 15 ottobre 1877. Tutto è finito?... Coraggio, mi dico, il mio dovere ora è di servire i poveri, è d'esser umile, e di gettare questa penna insulsa.... Che cosa ho fatto per esser degno di lei? E che cosa farò?.... Tre anni fa, come mi sentivo buono e poeta e fiducioso, nella mia disperazione: ora nell'apatia, come mi sento vecchio! Perchè mi dico coraggio? Che fare?
Mi trovo la forza di aprire la portiera. In una mano ghiacciata è appoggiata una manina tremante. Non ci parliamo, ma ci guardiamo, camminiamo accanto. Quei due esseri pallidi, senza voce, tremanti come bimbi sono un uomo a trent'anni forte e coraggioso, una donna di spirito e di coraggio. Alla porta le faccio una domanda insulsa, inutile. Hai il biglietto? Lo ha, me lo mostra. Passiamo.
Mi trovo la forza di aprire la portiera. In una mano ghiacciata, è appoggiata una manina tremante. Non ci parliamo, ma ci guardiamo, camminiamo accanto. Quei due esseri pallidi, senza voce, tremanti come bimbi, sono un uomo a trent'anni forte e coraggioso, una donna di spirito e di coraggio. Alla porta le faccio una domanda insulsa, inutile. Hai il biglietto? Lo ha, me lo mostra. Passiamo.
Pace e fratellanza a chiunque saluta la bandiera del secolo; a chiunque adotta i principî del secolo. Gli altri ripeteranno per qualche tempo ancora la insulsa accusa che ci chiama seminatori di discordia: accusa simile a quella che i tiranni infliggono ai buoni, rampognandoli violatori dell'ordine come se l'ordine potesse esser mai il riposo nell'errore: come se a fondare una concordia potente fosse altra via dal trionfo del vero in fuori. I vizî e le colpe della gente che beve con noi un raggio dello stesso sole, hanno a circondarsi, dicono, di silenzio: paventano l'insulto dello straniero. Lo straniero? Rammenti che noi fummo grandi e temuti, quando il mondo era barbaro, rammenti che la sua civilt
Pietrino durò un gran pezzo a sentir male al fianco, specie quando si metteva a sedere e spesso era lì lì per fare una boccaccia, ma era in lui così potente il timore di affligger la mamma o di mortificare Alessio, che quella boccaccia diventava quasi sempre una risata... insulsa. La mamma non sapeva il perchè di quel ridere senza ragione e sgridava il piccolo martire.
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