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Aggiornato: 29 maggio 2025
È forse quel tremore che invade il pellegrino quando s'incammina per contrade ignote, è forse quella sfiducia di sè e della propria opera che assale ogni spirito; è forse per la divisione da una cosa che vi fu lungamente e arcilungamente cara: perchè per quanto meschine, per quanto grette per quanto contraffatte siano queste deboli creature che si distaccano da noi, noi non possiamo impedirci di voler loro bene; e sapendo quanto dubbia sia la loro sorte, quanto dubbia sia la loro fortuna, si rimane esitanti, un po' inquieti, un po' crucciati.
Se riflettiamo un po’ sopra queste cattive tendenze, verremo alla dolorosa conclusione che vi son simpatie non approvate dalla legge civile, vietate dalla ecclesiastica, le quali, secondo alcuni, non intaccano certi articoli del decalogo. La educazione d’allora, parliamo sempre del settecento, era, ahimè! troppo progredita perchè potesse arrestarsi a proibizioni, riconosciute grette da quella societ
Così il suo ingegno decadde lentamente. In quella battaglia continua il suo spirito s'inasprì, svanì la bella fede giovanile, il giudizio si velò d'ingiustizia, Fu acre, bilioso, capriccioso, dubitò di sè, dubitò dell'arte, dubitò di tutto. Fece del mestiere, stanco, spossato, esaurito, senza entusiasmo, senza fede, chiudendo gli occhi per non guardar l'avvenire, sorridendo di scherno a chi ancora lo incoraggiava. Come odiava quel lavoro che faceva, come lo odiava! Come gli sembravano grette e meschine quelle ideucce che doveva allargare, ingrandire, gonfiare, ricamare con tutti i lenocinii della penna mentre aveva nel cervello la vastissima tela del suo libro! Come erano infedeli, piccole, pallide, incomplete le figure delle sue novelle, di fronte alla eroina del suo romanzo: che aveva egli di comune con quelle figure? Non le aveva amate, non lo amavano, non gli appartenevano gli avevano procurato dieci lire con cui aveva comperato un paio di scarpe: ecco tutto, Allora il pubblico, presentendo la fine di quell'ingegno, lo abbandonò; era un limone spremuto da una mano gigantesca, era un cervello distrutto, cellula per cellula, in uno spaventoso ingranaggio. Che poteva importare al pubblico di Mario? Non vi erano forse altri limoni da spremere, altri cervelli da esaurire? La sua opera non fu più ricercata, i giornali rifiutarono i suoi articoli; egli si era suicidato giorno per giorno, ora per ora; non trovava più concetti, non trovava più parole, si ripeteva orribilmente, scendeva alle frasi comuni, l'originalit
Qui si fermò, e allora una voce rispose dietro i cumuli delle carte della scrivania: Io credo che cinquanta lire siano sufficienti. Le figure grette, meschine, esose, le lascio tutte a voi. Allora si udì una chiavetta aprire un cassetto ed una mano porse un biglietto da cento lire. Imbecille! e la mano della signora prese il biglietto e rovesciò tutte le carte.
Ma intanto Nicoletta si guardava intorno, apriva gli occhi, sentiva il peso di quelle parentele borghesi che vivono tra il danaro e il fasto, pel danaro e pel fasto; che costruiscon palazzi in modo che si capisca che costano molto; che ogni cosa fanno per gli spettatori con una ostentazione cocciuta di ricchezza e di potere; che sono larghe e liberali fino all'insolenza davanti alla platea, e grette e timide e ingenerose non appena cala il sipario. La fanciulla ne ebbe un grande accoramento; non v'era a sperar nulla di nuovo; anche la sorte di lei era segnata dalla nascita; e si piegò con amarezza: non parlò più d'arte e di palcoscenico; era vecchia, a diciott'anni le grandi attrici hanno gi
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