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Aggiornato: 4 maggio 2025
Venivan quindi per eguali torme di sette; e digradando in lungo ad arte imitare volean l'ímpari forme de 'l flauto che il dio Pan seguendo l'orme di Siringa construsse in su 'l Ladone. Come le canne, l'agili persone tutte vibravano, a la danza intese. Ogni torma correa verso l'eletto. Ad una ad una le bocche fragranti, le bocche dolci più che miel d'Imetto, egli baciava, splendido in sembianti.
Vieni; le rose nascoste ancora fioriscono dai fragranti rosai; un fiume bianco di spuma entra nella sera infinita; per il cielo eterno si alza il respiro di una immensa fatica; un fiume passa; il tuo braccio mi stringe; tutto questo è il rumore di una giornata umana, un po’ di giovinezza finita, un po’ d’amore disperso, Madlen... e la tua bocca è giovine, la tua mano è calda, il fiume passa, passa...
Sì, è triste, come il pensiero d’ogni cosa che tramonta, nella fredda vita. Eppure le rose nascoste ancora fioriscono dai fragranti rosai; nei sepolcri vegetali della terra il seme di domani sta per nascere; solo una cosa è bella nel mondo, solo una cosa è giovine intramontabilmente:
Oh Luisa, Luisa, Luisella, piccola fanciulla cara, se non cantate, io vi riporto a terra. A lei gli occhi si riempirono di lacrime; il sangue ascese impetuosamente dal cuore agli occhi; nonostante schiuse la bocca e con la sottile voce tremula, diede alle fragranti aure marine una vecchia canzone.
Eppure le rose nascoste ancora fioriscono dai fragranti rosai; nostra è ancora la gioia del mondo; in noi sale scintillante la spuma del vino biondo, ridono, tremano, cantano gli archi dei pazzi violini... Domani
Quella che a me non diedero le canzoni dei pazzi violini, la scintillante spuma de’ bicchieri colmi, diveniva or mia presso la Fontana di Lourdes, nel ribrezzo dell’infinito umano dolore. Fuggimmo. I boschi erano verdi, erano fragranti; qualche rosa nasceva, chiss
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