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Aggiornato: 1 giugno 2025


Perchè si crede e si deve credere che dodici o quindici persone, sprovviste per il solito d' ogni studio legale e d' ogni pratica forense, debbano essere più competenti, in un dibattimento grave e spesso complicatissimo, a emettere un giudizio retto e spassionato, di quello che potrebbero esserlo gli stessi magistrati, largamente forniti di studi, di criteri e d' esperienza? Mistero!...

Esisteva ab antico in Palermo e, contro il malvolere del Governo, prosperava un’Associazione detta del grano. Pagando un grano la settimana, quattro il mese (in moneta d’oggi, otto cent. di Lira), una famiglia godeva il beneficio dei medici per le malattie, della sepoltura per la morte. Che razza di medici dovessero aversi a questo patto, è facile immaginare! La celebre Giunta dei Presidenti e Consultore, il 5 marzo 1783 scrivea esser più d’una le opere del grano, per le quali gli ascritti «talvolta sono assistiti da imperiti medici che servono a rendere perpetue e più micidiali le malattie del popolo»³⁸⁹. Da siffatta istituzione volle trarre partito il Governo per un’assistenza medica ai poveri mettendo a profitto l’opera disinteressata dell’Accademia di medicina. La contribuzione del grano fu lasciata volontaria; si chiamarono per ciascuno dei quattro quartieri due bravi fisici ed un cerusico, retribuiti, quelli con 60 onze l’uno, questi con 20. Agl’indigenti furono concessi sussidî anche in danaro; ed ai morti, esequie e sepoltura. Semplice la burocrazia: un razionale ed un esattore; ben praticamente composta una deputazione di vigilanza per quartiere: il parroco, un cavaliere, un mercante, un forense, il qual ultimo ebbe la direzione del servizio, che per siffatto organamento procedeva pronto ed attivo. Basta vedere il programma viceregio del 21 aprile 1783 per comprendere come i nostri vecchi intendessero la beneficenza pubblica, la quale era nobile gara di carit

Ricordavasi così in digrosso del diritto romano, gli era rimasta qualche polvere in testa dei capitolari di Carlo Magno, delle decretali di Graziano, aveva un fioco barlume delle leggi statutarie, conosceva passabilmente la pratica forense, capì che per vivere conveniva prender le mosse per di .

Il Farinaccio dunque non era uomo da paragonarsi a Francesco Bacone da Verulamio suo coetaneo; tutt'altro: però come perito nella dottrina forense lui salutavano principalissimo a quei tempi. Irrequieto e insistente, spesso a forza d'industria egli seppe condurre a buon fine difese ritenute disperate; e ciò gli fruttava amplissima fama di sapere da quei medesimi giudici i quali avevano ceduto piuttosto alla importunit

Poi, non c'è cosa che invecchi un uomo anzi tempo, come la pratica forense. Alla mattina, anche prima di asciolvere, e sto per dire di essersi levato il sonno dagli occhi, ci sono le conclusioni da finire pel causidico, i punti controversi da chiarire, la «concione» da meditare per l'udienza vicina. Il tribunale vi ruba le due o tre ore, spesso colla noia di attendere che sia chiamata la vostra causa. Tornate a casa, seguito dalle benedizioni o dai moccoli del cliente, e vi assediano da capo i procuratori con altre conclusioni da preparare, clienti che non pagano e vi chiedono un consulto, societ

Ma egli non si sgomentò, il nostro Giuliani: insieme colla malleveria gli crebbe l'ardimento. Domandava consiglio ai notturni colleghi, ma solo quando aveva cominciato a fare, e allora otteneva facilmente quella dispensa che in istile forense è detta sanatoria, e bill d'indennit

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