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Poi che mi diè natura a voi simile forma e materia, o fosse il gran Fattore, non pensate ch'ancor disìo d'onore mi desse, e bei pensier, Manel gentile? Dunque credete me cotanto vile, ch'io non osi mostrar cantando, fore, quel che dentro n'ancide altero ardore, se bene a voi non ho pari lo stile?

Ma s’i’ veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’». E io a lui: «I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando». «O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo che ’l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!

Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo ’l Verde, dov’ e’ le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion non si perde, che non possa tornar, l’etterno amore, mentre che la speranza ha fior del verde. Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore,

con atto e voce di spedito duce ricominciò: «Noi siamo usciti fore del maggior corpo al ciel ch’è pura luce: luce intellettüal, piena d’amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore. Qui vederai l’una e l’altra milizia di paradiso, e l’una in quelli aspetti che tu vedrai a l’ultima giustizia».

Vero e` che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch'al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore, per ognun tempo ch'elli e` stato, trenta, in sua presunzion, se tal decreto piu` corto per buon prieghi non diventa. Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, revelando a la mia buona Costanza come m'hai visto, e anco esto divieto; che' qui per quei di la` molto s'avanza>>.

con atto e voce di spedito duce ricomincio`: <<Noi siamo usciti fore del maggior corpo al ciel ch'e` pura luce: luce intellettual, piena d'amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore. Qui vederai l'una e l'altra milizia di paradiso, e l'una in quelli aspetti che tu vedrai a l'ultima giustizia>>.

che con tal guida so ch'uscirei fore, de la man di fortuna, che mi spoglia d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte contrasta a così onesto e bel desire, sol perchè manch'io sotto l'aspre some. Ma s'i me pur così convien finire, la penna vostra almen, levi il mio nome fuor degli artigli d'importuna morte.