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Aggiornato: 27 maggio 2025


E da questo dolor posto giú fu data la materia alla fizione: quasi voglia dire il dolore essersi tornato al suo principio, cioè al luogo del dolore in inferno. E questo discrive in forma di fiume, a dimostrare la quantitá essere stata grande del dolore.

Sermona niun'altra cosa pianse lungamente, se non che l'isola di Ponto tenga in certo luogo il suo Ovidio; e cosí di Cassio Parma si rallegra tenendolo. Cerca tu adunque di volere essere del tuo Dante guardiana; raddomandalo; mostra questa umanitá, presupposto che tu non abbi voglia di riaverlo; togli a te medesima con questa fizione parte del biasimo per adietro acquistato. Raddomandalo.

51 Ma non però disegna de l'affanno che lo distrugge alleggierir chi l'ama, e ristorar d'ogni passato danno con quel piacer ch'ogni amator più brama: ma alcuna fizione, alcuno inganno di tenerlo in speranza ordisce e trama; tanto ch'a quel bisogno se ne serva, poi torni all'uso suo dura e proterva.

FORCA. Or poiché cosí rissoluto l'abbiamo, pensiamo a' mezi. PIRINO. Poiché hai mostrato tanto ingegno in questa fizione, di' ancora i mezi de' quali abbiamo a servirci. FORCA. Dove troveremo noi Panfago? PANFAGO. Come stai, Forca mio? FORCA. Per appicarti. PANFAGO. Perché tanto male? FORCA. Perché non m'aiutavi. PANFAGO. Son ito per aiutarti. FORCA. Con quel veloce córso?

Similemente li nostri poeti, fingendo Saturno avere molti figliuoli, e quegli, fuori che quattro, divorar tutti, niuna altra cosa vollono per tale fizione farci sentire, se non per Saturno il tempo, nel quale ogni cosa si produce, e come ella in esso è prodotta, cosí è esso di tutte corrompitore, e tutte le riduce a niente.

Sotto questa fizione è da intendere questo: come altra volta dissi, Titano e i figliuoli combatterono con Saturno, e presero lui e la moglie; per la qual cosa Cerere, figliuola di Celio, percioché confortato avea Saturno che non rendesse il regno a Titano, temendo di lui, si fuggí in Creti, tanto dolente, quanto piú esser poteva, di ciò che avvenuto era a Saturno, e quivi si nascose.

E ch'altra cosa è che poetica fizione nella Scrittura dire Cristo essere ora leone e ora agnello e ora vermine, e quando drago e quando pietra, e in altre maniere molte, le quali voler tutte raccontare sarebbe lunghissimo? che altro suonano le parole del Salvatore nello evangelio, se non uno sermone da' sensi alieno? il quale parlare noi con piú usato vocabolo chiamiamo «allegoria». Dunque bene appare, non solamente la poesí essere teologia, ma ancora la teologia essere poesia.

E questa sedia della ragione essere nel nostro cerebro, e perché quivi, ottimamente sotto maravigliosa fizione dimostra Virgilio nel primo dell'Eneida, dove dice: Aeoliam venit: hic vasto rex Aeolus antro, ecc., e, appresso a questo, in piú altri versi.

Parola Del Giorno

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