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Aggiornato: 11 maggio 2025


Vi sono delle tenebre attorno a te. E tenebre fitte, disse Fathma, sospirando. Sono araba, se tu nol sai, e un fui la favorita di un uomo che oggi è più possente del re che ci governa, di un uomo che ha seco migliaia d'armati, forti e coraggiosi, che nessuno sar

Fu con grande fatica che rattenne il grido di sorpresa e di gioa che stava per isfuggirgli dalle labbra. Nella zeribak dei prigionieri! esclamò, tremando per l'emozione. Fathma fra i prigionieri!... Per Dio!... Che hai? chiese Medinek. Scappiamo! Siamo stati scoperti? No, ho saputo ove si trova la donna che cerco. Ah!... E dov'è? Nella zeribak dei prigionieri. I furbi! Andiamocene Medinek.

Di chi?... chiese ella vivamente. Di chi?... Di tutte le donne che io vidi in vita mia, si affrettò a soggiungere l'arabo. , tu sei bella Fathma, e tanto bella che mi riesce impossibile cancellarti dal mio cuore, tanto bella che ne sono affascinato. Follie, amico mio, follie.

I suoi uomini lo circondarono colle pistole e gli jatagan in mano; facendogli capire che al primo tentativo di fuga gli avrebbero fatto saltare le cervella. Sono perduto! pensò lo sventurato arabo. Qualcuno mi ha tradito. Chi?... Che farò mai io se mi si gettasse in faccia la tremenda accusa che io fui l'amante di Fathma?

Il ferito si volse verso di lei e la guardò con tenerezza. Fathma, perchè hai abbandonato il mio signore che tanto ti amava e che ti avrebbe resa tanto potente? Non chiedermelo se non lo sai, disse con aria tetra l'almea. Fu la fatalit

Il negro svolse una lunga corda a nodi che teneva arrotolata attorno al corpo, fissò un capo a una sbarra di ferro della finestra e gettò l'altra nel vuoto. Tosto si videro Daùd e Ibrahim accorrere a prenderlo. Andiamo, Fathma, coraggio. Fra cinque minuti saremo lontani da qui.

D'improvviso, a tre o quattrocento passi di distanza ecco scoppiare una gran risata che si avrebbe potuto credere emessa da una gola umana, da un negro in delirio, Fathma rabbrividì fino alla punta dei capelli nel riconoscere il riso sgangherato della jena.

Una cinquantina di guerreri armati di lance, di sciabole e di mazze saltò fuori dalle macchie empiendo l'aria di urla feroci. Omar e Fathma furono pronti a levarsi afferrando le pistole e la scimitarra, ma lo scièk, invece non si mosse. La caduta, la perdita del sangue e lo sfinimento l'avevano fatto svenire. Fermi tutti! gridò l'almea. Abbiamo con noi lo scièk Abù-el-Nèmr!

Sulla bruna pelle dell'arabo passò un fremito. A Fathma, articolò sordamente egli. , a Fathma. Come la trovasti tu? Mi pareva avere dinanzi... Voleva aggiungere una uri di Maometto, ma le parole gli morirono sulle labbra. Una bella donna, vuoi dire. Presso a poco. E come mai tu pensi a lei?

Quest'uomo che tu esecri è il vendicatore degli Arabi che languono sotto il giogo e la sferza dei Turchi ed infedeli. Ma come tu l'hai abbandonato? Come tu sei qui? Qual capriccio ti spinse a lasciare El-Obeid per venire in queste terre? L'amore, rispose Fathma con aria tetra. Ah! tu hai amato un altra uomo adunque? chiese l'arabo.

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