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RUFFO. Vi sono andato cercando un pezzo. FANNIO. Addio, Ruffo. Che c'è? RUFFO. Buono. FANNIO. Che? RUFFO. Or lo saperrete. LIDIO femina. Aspetta, Ruffo. Odi, Tiresia.

FANNIO. Se io, Ruffo, ben le tuo' parole notai, tu dicesti dianzi che, altro mezzo non giovandoli, ella al tuo ricorre: da che comprendo che ha tentato piú la pratica. A noi di ciò non fu mai parlato.

Fannio, odi all'orecchio. Fa' che il barbafiorito usi or con Fulvia il pestello, non il mortaro, intendi? FANNIO. Cosí fará. Va' via. FANNIO servo, LIDIO femina, SAMIA serva. FANNIO. Samia esce di casa. Tirati in qua sin che passi. LIDIO femina. Da parla. FANNIO. Taci e ascolta. SAMIA. Or va' impácciati con spirti, va'! che t'hanno ben concio Lidio tuo. FANNIO. Di te parla.

La serva sua t'ha parlato? LIDIO femina. Or ora. RUFFO. E che le rispondesti? LIDIO femina. Me la levai dinanzi con villane parole. RUFFO. Non fu fuor di proposito. Ma, se piú ti parla, mostratele piú piacevole, se alla cosa attender vorremo. LIDIO femina. Cosí si fará. FANNIO. Dimmi, Ruffo: quando aría Lidio ad esser con lei? RUFFO. Quanto piú presto, meglio. FANNIO. A che ora? RUFFO. Di giorno.

FANNIO. Ermafroditi sono quelli che hanno l'uno e l'altro sesso. RUFFO. Ed è Lidio uno di quelli? FANNIO. , dico. RUFFO. Ed ha il sesso da donna e la radice d'uomo? FANNIO. Messer . RUFFO. Te giuro, alle guagnele, che mi è sempre parso che Lidio tuo abbia, nella voce e anco ne' modi, un poco del feminile.

non sai tu, sciocco, che, s'io fo prova di me, paleso quel ch'io sono, me stessa offendo, Ruffo perde il credito ed essa scornata resta? Come vuoi che si faccia? FANNIO. Come, ah? LIDIO femina. Come, . FANNIO. Ove omini sono modi sono. LIDIO femina. Ma dove non sono se non donne, come saremo ella ed io, non vi sará giá il modo. FANNIO. Tu sei sul burlare, ? LIDIO femina. Su le berte sei tu.

Ed, essendo fieramente d'un giovane accesa ed altro rimedio non giovandoli, al mio ricorre, pregandomi che io lo stringa andare da lei, di giorno, in forma di donna, promettendomi denari assai se io ne la contento: che credo di , per ciò che lo amante è un Lidio greco, amico e cognoscente mio per essere d'un medesimo paese che sono io; ed è anco mio amico Fannio suo servo.

La nutrice loro e Fannio servo, per salvare Santilla, da maschio la vesteno e Lidio la chiamano, stimando il fratello da' turchi essere stato morto. Di Modon parteno. Tra via, son presi e prigioni in Costantinopoli condotti.

E cosí crederrá che tu maschio ritornato sia; allo spirito si giungerá credito; i denari verranno a iosa; ed io con lei arò quel piacere. LIDIO femina. Ti do la fede mia, Fannio, ch'io non udii mai cosa con maggior astuzia pensata. FANNIO. Adunque, io non errai a dire a Ruffo che noi vi torneremo. LIDIO femina. Non certo.

LIDIO femina. Da qua ad un poco te ne diremo l'animo nostro. RUFFO. Ove ci troverremo? FANNIO. Qui. LIDIO femina. E chi prima arriva l'altro aspetti. RUFFO. Ben di'. Addio. FANNIO servo, LIDIO femina. FANNIO. Li cieli ci porgono occasione conforme al pensier tuo di non te lassare trovare oggi, con ciò sia che, andando tu da costei, Iove non ti troverrebbe.