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92 Quivi giunto Ruggier, Frontin conobbe, e conobbe per lui chi adosso gli era; e su la lancia fe' le spalle gobbe, e sfidò l'African con voce altiera. Rodomonte quel dì fe' più che Iobbe, poi che domò la sua superbia fiera; e ricusò la pugna ch'avea usanza di sempre egli cercar con ogni istanza.
La luce in che rideva il mio tesoro ch’io trovai lì, si fé prima corusca, quale a raggio di sole specchio d’oro; indi rispuose: «Coscïenza fusca o de la propria o de l’altrui vergogna pur sentir
Lo sommo Ben, che solo esso a se' piace, fe' l'uom buono e a bene, e questo loco diede per arr'a lui d'etterna pace. Per sua difalta qui dimoro` poco; per sua difalta in pianto e in affanno cambio` onesto riso e dolce gioco. Perche' 'l turbar che sotto da se' fanno l'essalazion de l'acqua e de la terra, che quanto posson dietro al calor vanno,
Mentre che la gran dota provenzale al sangue mio non tolse la vergogna, poco valea, ma pur non facea male. Lì cominciò con forza e con menzogna la sua rapina; e poscia, per ammenda, Pontì e Normandia prese e Guascogna. Carlo venne in Italia e, per ammenda, vittima fé di Curradino; e poi ripinse al ciel Tommaso, per ammenda.
In fè di Dio merita bene che tu gli abbia riguardo, perchè mi ha l'aria di una donazione causa mortis di qualche principe, marchese, o per lo meno, conte. Marzio guardò Olimpio una seconda volta, ma questi si rimase immobile. Marzio allora depose di buona grazia il mantello, e si assettò al giuoco.
Perchè non paghi i debiti Mutata è la tua sorte, Tutti san che ricchissimo Ti fe' d'un zio la morte. S'io pagassi, direbbero Che col cangiar del fato, Come gli stolti sogliono, Anch'io mi son cangiato. «Dalla miseria «Consunti siamo» Gridano i popoli: «Pan non abbiamo!» Ed ecco provvido Giunge un decreto: «Chi ha fame nutrasi Coll'alfabeto!»
Questi parea che contra me venisse con la test’ alta e con rabbiosa fame, sì che parea che l’aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé gi
Un giorno dello scorso marzo il Governatore di Santa Fè, dottor Freyre un omone dall'aspetto bonario e dalla parlantina sciolta facendomi gli onori della sua casa mi mostrava una curiosa raccolta di ritratti fotografici.
Mentre in lor si raccende alto valore, Ecco AMEDEO cinto di lampi ardenti, Pronto al soccorso; ed eccitando il core Innalza grido di temuti accenti; L'Angel custode ad avanzar terrore Più grande intorno fe' portarlo ai venti, Nè sì tosto per l'aria inteso l'ebbe, Che l'Angelo di Rodi anch'ei l'accrebbe.
E fortemente regnò Manfredi; e placar non potendo a niun patto la corte di Roma, disperatamente la combattea. Si fe' capo dei Ghibellini: rinnalzolli in Lombardia; fomentolli in Toscana; in Roma stessa ebbe seguito, la quale non sottomessa per anco ai pontefici, e reggendosi per un senatore, avea chiamato nuovamente a questo uficio Brancaleone, uomo di alto animo, che si era, per comunanza di nimist
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