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Aggiornato: 20 giugno 2025
Se rimettessimo in cammino; Ma indovinece un po'? Riannamo a sbatte' Sotto a le Capannelle de Marino. Ma basta, er fatto sta, tanto cercassimo Immezzo a li canneti, pe' le fratte, Pe' li fossi, che arfine lo trovassimo. Stava infrociato l
«Ajuto... Moro... Ajuto...» S'era rotto Er ponte de la casa e un poveraccio Che stava sopra a riggiust
La mia conversiione, ome`!, fu tarda; ma, come fatto fui roman pastore, cosi` scopersi la vita bugiarda. Vidi che li` non s'acquetava il core, ne' piu` salir potiesi in quella vita; er che di questa in me s'accese amore. Fino a quel punto misera e partita da Dio anima fui, del tutto avara; or, come vedi, qui ne son punita.
Perch'io comincio cór levaje er duro: Poi j'allargo li muscoli der petto, E quanno è er tempo che sar
Eh, er bianco, gi
Dite. Qui abbassò la voce e mi disse nell'orecchio: Dei barbieri che tengono dal Papa, qui, in Roma, ce n'è la su' parte, glielo assicuro io. Ebbene? Accopparli. Siete severo. Sì, accopparli, senza misericordia «co' sta razza de cani»; se no «er» governo italiano se ne accorger
I n questo l'alto padre piú adirato V er' me ch'abbello i visi e i cuor inaspro S culpendo lor di porfido e diaspro, T olse 'l bel spirto e l'ebbe incatenato I n quelle belle membra ove soggiorno. N on fa soperbia mai, non schivo sdegno, A nzi è d'alte virtudi un vaso pregno. I l nome suo dal ciel in terra stette.
L'amorosa Quanno che parla te commove er core, E c'è er tiranno che ar terz'atto more, Perché la prima donna nu' lo sposa. C'è un assarto: uno solo contro sei, C'è l'amoroso che diventa matto, E c'è 'na guerra tra cristiani e ebrei. Ma c'è la chiusa poi dell'urtim'atto, Quanno che lui s'ammazza e ammazza lei, Che, te dico, m'ha proprio soddisfatto.
Ma si l'incasso supera er valore De quello che me serve, er giorno appresso Chiudo bottega e vado a fa' er signore. Diceva bene Checco a l'osteria: «Ogni omo deve avécce er suo pensiero». Pensi bianco? Si un antro pensa nero Rispetteje er pensiero e cusì sia.
Con tutto ’l core e con quella favella ch’è una in tutti, a Dio feci olocausto, qual conveniesi a la grazia novella. E non er’ anco del mio petto essausto l’ardor del sacrificio, ch’io conobbi esso litare stato accetto e fausto; ché con tanto lucore e tanto robbi m’apparvero splendor dentro a due raggi, ch’io dissi: «O Elïòs che sì li addobbi!».
Parola Del Giorno
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