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Che ne sapevano essi? Quale dei molti garibaldini accalcati nel teatro aveva una coscienza chiara ed intera della epopea cui aveva preso parte? Chi aveva capito il significato delle sue battaglie così piccole militarmente e delle sue vittorie moralmente così grandi?

Trentacinque anni or sono, vale a dire al tempo della Epopea Garibaldina, memorabile nella storia di questo secolo per le patriottiche audaci imprese, e per le vittoriose battaglie, la gioventù che vi aveva preso parte valida, restituitasi al domestico focolare, si abbandonava con diritto, a qualcun ozio di Capua, e naturalmente, onde non degenerare dai comuni progenitori, Adamo ed Eva, faceva, come suol dirsi, all'amore, anche senza paradiso terrestre.

Come si ponno narrare i fatti del 60 senza un ricordo all'infelice, ma eroico tentativo del 4 d'aprile, in cui un pugno d'uomini risoluti sfidò la potenza Borbonica nella capitale della Sicilia e fu comunque sia il primo episodio della gloriosa epopea?

È un'epopea, quella Vita di Maria de' Medici, epopea diplomatica, ufficiale quanto si vuole, ma sempre epopea. Del Rubens mi ha trattenuto lungamente un quadretto, la Kermesse. Non è che una festa di villaggio; ma non ricorda punto la maniera di Teniers. Anche qui è il magnifico Rubens, e in questa ridda di bevitori si vede il capriccio immortale d'un grande.

La sanguinosa epopea doveva avere un triste eppur glorioso scioglimento a Mentana. Garibaldi, che dopo l'intervento francese aveva riconosciuta l'impossibilit

Il Cinque Maggio è il degno epilogo poetico di una grande epopea storica, tanto più grande e più eloquente in bocca d'un poeta che poteva, con fiero e legittimo orgoglio, quasi unico tra i poeti italiani e francesi del suo tempo, dirsi innanzi alla memoria di Napoleone Vergin di servo encomio, E di codardo oltraggio,

A voi, caduti alle falde del Tifate, o miei giovani e prodi compagni, io consacro queste mie ultime righe, sulla ultima nostra battaglia, nella brillante epopea del 60, che voi avete illustrato colla vostra bravura e col vostro sangue. Voi, finalmente, dopo dieci vittorie, gli sbaragliaste quegli avanzi dell'esercito borbonico, l

Ma, benedetto Iddio, questo dovreste saperlo: senza l'amore e senza la donna non esisterebbe romanticismo, positivismo, lirica, epopea, e tutto questo benchè la donna sia un fenomeno triste. Ricordate la conclusione dei Nibelunghi? Nemmeno per sogno. È un'espressione notevole. I Nibelunghi terminano con queste parole: «perchè l'amore porta in fine disgrazia».

Giuseppe Revere, dietro invito del Modena, scrisse dunque il Sampiero di Ornano, una epopea drammatica dalle tinte forti, piena di impeti patriotici. Il tema era storico, luogo dell'azione la Corsica; Sampiero, il protagonista, un agitatore del popolo, un forte ribelle che mirava a redimere la patria vessata dal dominio genovese.