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Aggiornato: 27 maggio 2025
Sette giorni per un viaggio di dodici ore! A Urbino entrai nella R. Casa di correzione un grande edificio che pare un palazzo, situato nella parte più alta della citt
Il male però progrediva spaventosamente: mi martellavano le tempie; avevo perduto la voce, le gambe mi reggevano appena. Passando dalla bottega della tabaccaia, vi entrai, e mi buttai rifinito su di una seggiola.
Allora incominciai a vivere da solo, a pensare, a meditare, ad operare da solo. Entrai in una nuova sfera di osservazioni, in una sfera più elevata, più attiva: studiai i rapporti che legavano ai destini dell'umanit
Entrai nell'altra stanza. Mi giunse all'orecchio un vagito fievolissimo, a pena udibile. Vidi su uno strato d'ovatta un corpicciuolo rossastro, qua e l
Uscendo da quella piazza entrai nella Breedestraat, la più grande strada di Leida, che attraversa la citt
»Ma la mamma, dopo tanti anni di agonia miracolosa, chiuse gli occhi poco dopo, e Rosilde non ebbe la consolazione di poterla soccorrere in nulla. »La povera fanciulla se ne accorò talmente che cadde malata e, come seppi poi, corse pericolo di morte. »Io, rimasta sola, entrai al servizio d'una famiglia in Arona.
Ma questa volta tirai diritto con cuore indurato ed entrai nella camera del generale a ricevere gli ordini. Bertani e il sindaco mi tennero dietro. Andate subito in Ischia, mio rappresentante con pieni poteri. Il sindaco esclamò: Alter ego, e Bertani gli tirò la falda della velata in segno di silenzio. Il sindaco balbettò sotto voce: Aggio caputo.
Tre volte, andando, mi rivolsi a vedere chi m'inseguisse. Tre volte mi dissi ch'era l'eco de' miei passi che risonavan sul selciato della via vuota come una tomba. Davanti al piccolo cancello pensai: A che questo supremo strazio? Ma più di mille braccia mi sforzarono. E salii, ed entrai. E vidi, con questi occhi. La culla di l
Durante il giorno entrai più volte nella stanza della nutrice, Anna era sempre al suo posto, come una custode impassibile. Se io le rivolgevo qualche domanda, ella mi rispondeva con monosillabi. Aveva una voce roca, d'un timbro singolare. Il suo silenzio, la sua inerzia mi irritavano.
Ed egli di ripicco, punto dal mio irriverente sarcasmo: No, colonnello, benedice ai fedeli, perdona agli empî e prega per tutti. Dissimulando la freccia scoccatami con tanta destrezza, entrai in barca e ci ponemmo alla vela.
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