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Aggiornato: 31 maggio 2025


Nell'isola di San Tommaso vicino all'Africa sotto l'equinoziale hanno grande spaccio le conchiglie, che sopra dicessimo chiamarsi «porcellette», e da' portughesi «buzios» , perché piú addentro nell'Etiopia corrono per monete, e particolarmente nel regno di Tombuto, ove racconta Lione Africano che s'apprezzano tali conchiglie 400 al ducato; e sei ducati e due terzi fanno un'oncia d'oro a peso di Roma.

Però avvertir si dee non esser cosa necessaria il pigliar l'oro, qual sia in accosta finezza, per poter fare scudi; meno pigliare gli scudi per cimentarli e ridurli poi in ducati, perché la spesa di tal cimento è superflua: ma ben il dover vuole che l'oro atto a far ducati sia ridotto in ducati, e l'altro sia ridotto in scudi o bisilachi, e ciò per minor spesa.

Avreste voi creduto che un uomo misero, stracciato, al quale gettavate, di quando in quando, pochi ducati, avrebbe potuto salvarvi dalla miseria, dall'obbrobrio, dal disonore?... Farvi ricco?... Mi sembra talvolta che sono io il padrone di tutta questa ricchezza, disse Marco, guardando attorno a con una certa baldanza. Tu sei sempre a rinfacciare....

Rimanevano così in attivo ai capo-leva dagli 8 ai 10 ducati di guadagno per ciascuna recluta, vale a dire dalle 32 alle 40 lire, a secondo del corso della moneta; ciò che costituiva il lucro di tali operazioni.

«, Ghita: del resto ho qui quattrocento ducati d'oro; vedi; son quattro rotoli che danno piacere alla vista.» «Mi ricordo... quando i figli avevan fame... e non si aveva neppure un grosso da comperare del pane. Ora è ben altra cosa.» «Certo... è ben altra cosa.» «Ti ricordi del povero Anselmuccio?» «Mi ricordo, Ghita.» «È morto in tre ...» «Pur troppo... per aver patita la fame

Ora figuriamoci che li mercanti incettatori di monete mandassero a Venezia scudi di Milano, che in quella cittá costavano cinque lire l'uno ed in Venezia valevano lire 9.12, e con questi pigliassero a baratto ducati a lire 6.4, e sia stato, per esempio, il primo capitale, che un tale incettatore v'impiegava, 5000 scudi.

ERASTO. Uccidimi presto e non farmi morire d'una ferita immortale. DULONE.... Al fin le diedi i dieci ducati per amor vostro e le diedi la collana, ché la portasse ad Amasia.

Ma alfin voi sète il padrone, vo' piú per voi che per lui. FILIGENIO. Cosí mi par di ragione. FORCA. Quanto avete detto, tutto è vero: che sta innamorato di una cortegiana, detta Melitea, che sta in poter di un ruffiano che l'ha venduta ad un dottore per cinquecento ducati; e però ne arrabbia di dolore. FILIGENIO. Dove pensa avergli? FORCA. Rubbargli a voi come meglio potrá.

In Venezia non si spendono altrimente tutte l'entrate che tiene la Signoria, ma la maggior parte s'incascia; e, dopo che levôrno il debito fatto l'anno 1570 e 1571 per l'armate per opera del procurator Priuli, nell'officio della depositaria vi si metteno ogni anno ducati circa seicentomilia, oltre di quel che s'incascia nel tesoro in zecca.

SINESIO. Di miglior che tu non sei, e con forse cinquantamila ducati di dote. ERASTO. Vorrei ancor sapere se il tôr costei per moglie fosse di vostro contento. SINESIO. Io ne sarei contentissimo, altro mi resta ad esserne contento a pieno se non che ne resti contento ancor tu. ERASTO. Ed io son contento, contentissimo. SINESIO. Ed io farò che sia tua moglie.

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