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Aggiornato: 21 giugno 2025
Il sopraggiungere del droghiere pose fine alla scena che aveva avuto luogo nell'abitazione del pittore. Per quanto fosse tenace la curiosit
Antonio, tutto confuso e sbalordito, provò a balbettare con aspetto ed accento da supplichevole: Caro signor zio, caro signor padrino... E il droghiere più invelenito: Che zio! che padrino! Qui per lei non c'è più nè l'uno nè l'altro. Qui non c'è che un uomo il quale si vergogna di molto d'aver con lei comune un nome ch'ella disonora... A questo punto Antonio levò fieramente il capo.
Si è sempre aristocratici per qualcheduno; e nel suo paesello natale, dov'era conosciuto lui, dove era conosciuta la famiglia, il giovane Ariberti doveva parere superbo senza ragione. Ci fu, tra l'altre, una figlia di droghiere che ebbe da lui un saluto di tanta degnazione, da piangerne per una notte intiera.
Giovanni Selva tutti i giorni andava in casa dello zio d'Antonio a vedere la moglie e i figli di codestui. Era graditissimo a tutti, e il droghiere si compiaceva parlare con lui del perduto nipote.
Era contento, il signorino. E forse avrebbe dovuto non esserlo tanto, poichè rimaneva a Dogliani la figlia del droghiere, una stupenda biondina, colla quale avea ballato tre volte, e alla quale, una sera, attraverso il cancello dell'orto, aveva giurato un amore immortale. Ma sappiate, o lettori, che il signor Nicolino ci aveva un gran cuore, e che i gran cuori, come tutti i gran vasi, non sono grandi per nulla. Ben altro ci aveva a far capire il signorino, nel suo. Anche alla capitale lo aspettava un amore. Credo che fosse gi
Se la fortuna avesse voluto cessare di esser nemica al povero Antonio, l'avrebbe menato lì a quel punto, e messolo naso a naso collo zio. Ma no, essa voleva proprio vederlo alla disperazione, e, per giuocare all'infelice pittore il più brutto tiro Che potesse, trasse fuor della bottega e postò lì sul passaggio del droghiere quella buona lana di messer Agapito.
Quando Giovanni vide il buon droghiere seduto con sulle ginocchia i figli d'Antonio che lo chiamavano zio e lì presso la Rosina che gli baciava la mano, capì che era tempo d'andarsene anche per lui, e corse via commosso e con tanta sollecitudine, che pareva s'affrettasse a portare a qualcheduno la lieta novella.
La ringrazio, rispose adunque il droghiere: cerco appunto d'un tale che deve abitare qui presso, ma di cui non so il numero della porta. Ebbene, s'ella me ne dice il nome, io ci scommetto che so dargliene il giusto indirizzo. Gli è un pittore... Agapito diede in un leggier trasalto. Ah, ah! interruppe. Vanardi, forse? Giusto. Lei lo conosce?
Fu immensa la gioia nel droghiere e in Rosina. Lo zio volle promettesse da sua parte ad Antonio ogni maggior cosa; non che perdono gli avrebbe concesso assoluta padronanza in sua casa; venisse solamente, e non più un zio ed un padrino avrebbe trovato in lui, ma un amorosissimo padre.
Era la casa di quel ricco e avaro droghiere, suo parente, il quale fin da quando sua madre e lei, ne' primi dì della disgrazia, vennero a presentarsegli, non le volle riconoscere, comechè fossero i soli parenti che gli restavano.
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