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Aggiornato: 18 maggio 2025


Dicevano gli Unni Con rabida voce: «Per quale incantesmo »Ci vinse la CroceEd Attila urlava: «Fuggiamo il SignorAh! dolce siami ricordarmi ancora Processïoni d'altri cuori amanti, Volte a far ch'uom santamente mora; Allorquando a' fratelli doloranti Sovra il letto di morte vien portato Quel Dio che si commove a' nostri pianti.

Tutto in vetrina, anche i gloriosi mutilati da festeggiare. Sono seduti immobili nelle poltrone rosso e oro del grande salone. Visi rudi cotti e riplasmati dalle carezze ferree corrosive delle rose granate. Visi scabri, tipici come il Carso. Pezzi di sole ancora fumanti e vibranti. Ora sono un po' pacificati, ma vi passa sopra il brivido di una irritazione. Perla il sudore su quella fronte. Sentono il peso insopportabile di quel lusso sfarzoso ammucchiato con boria. Nei loro occhi oscilla l'anima tra le preoccupazioni di denaro e il piacere inusitato dei ricchi omaggi mondani. Intorno accaparranti fastidiosi tutti i brusii mormorii delle donne che vorrebbero essere materne e invece urtano sbadatamente tutti gli spigoli doloranti di quelle sensibilit

Egli è colui che i doloranti sana; Che dalla morte, ch'all'uom rugge intorno, Sotto il suo scudo amico lo allontana Di giorno in giorno. Poi quando a molte umane brame arrise, Toglie quell'ente che vivendo amollo; Ma questo debol ente ei non uccise, Sugli astri alzollo.

Dacchè pel fallo prisco doloranti Alla luce veniam, qual dolci aïta Ne' genitorï è data a' nostri pianti! In ogni coppia umana, onde la vita D'altri umani si svolge, ecco una diva Pe' figiuoletti carit

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rincrudisse

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