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Aggiornato: 5 maggio 2025


Il brusio della foresta acqueta finalmente il mio sangue. 5 Frusciatori. Baciami! Baciami! Disseta la mia carne, Kabango!... Baciami! Sono tua... tua!...

Ascolta, ascolta, Kabango! Il tuo cuore ronza come un alveare. Le tue vene sono gaie di frulli, trilli, garriti, pigolii e cinguettii. I tuoi muscoli si mutano in ghirlande di lilla, acacia e caprifoglio. Il tuo pensiero pullula come un'acqua fresca che disseta, ma non ragiona. Kabango, distenditi per terra. Vicino a te Mabima profuma l'aria con le sue rose. I suoi capelli sono morbidissimi ciuffi di vaniglia. Ora la tua carne non è più che un vellutato formicolio che ondate di piacere pacificano a poco a poco. La tua anima umana ha un borbottio sonnolento di bimbo in fasce. Ecco... Sei gi

Mi parve ancor che qui ove tutto passa, Ove il dolore sol di nostro è certo, E ogni voglia ne attira odiosa e bassa, Ove tutti si va per cammin erto E faticoso ad una ignota mèta, Non sapendo il perchè d'aver sofferto, Ove lo spirto mai non si disseta E ribellar sentiamo prigioniera L'alma rinchiusa nella fragil creta,

Ma lasciamola nelle smanie per l'infausto avvenimento e passiamo a dare ai nostri lettori un'idea degli orribili tormenti che Rosina provava in fondo al suo carcere e che rileveremo dagli appresso monologhi. «O madre mia! o mio fratello! voi non mi vedrete mai più; sono sepolta viva. »Tenebre! eterne tenebre! Un poco di pane, quanto appena può starne in bocca, ogni due ! acqua impura mi disseta.

Parola Del Giorno

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