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Aggiornato: 4 maggio 2025
Chiesto più particolarmente di lui, volle sapere che giovine fosse, quale la tempra dell'animo, quali i diportamenti, e parve molto dubbioso, incredulo quasi, allorquando il Giuliani gliene disse tutto il bene che pensava, e s'impuntò a volerlo netto d'ogni biasimo, quando pure ebbe a parlare della rovina a cui s'era condotto.
Senonchè Galeotto, il quale scorgeva nella intromissione dei Doria un artifizio del suo nemico inteso a sbigottirlo, volle si rispondesse in altra maniera. Ricordino i Doria, disse egli, ricordino quanto abbiano sovvenuto di consiglio e d'armi i Fregosi, allorquando Battista e Spinetta, di questa gente, vennero sulla Pietra, per assediarmi e impadronirsi di me. E il loro intento avrebbero essi raggiunto, se l'invincibile Filippo Maria Visconti non avesse mandato in mio soccorso messer Guido Torello, con grossa mano di cavalli e di fanti. Ricordino i Doria come abbiano essi favoreggiato i Fregosi, nella condotta di quel Baldazzo che lungamente guerreggiò il Finaro, e mancò poco non mi desse in balìa de' miei giurati nemici. Mai furono rette le intenzioni, mai schietti i diportamenti dei Doria verso di noi; smettano dunque di ricordare l'antica benevolenza; ricordino piuttosto l'antichissimo odio e il mal talento loro contro la nostra casata. Nulla sperate da noi; date pure liberamente ascolto ai nemici; cotesto vi torner
«Con grave rincrescimento, ma non senza il conforto di vedere evitato un male più grande, annunzio alla Signoria Vostra Illustrissima come il governo di Sua Altezza Serenissima abbia posto gli occhi sui diportamenti del signor conte Gino, di Lei figlio primogenito.
Il Collini non lo sapeva ancora; ma l'amarezza che ne sentiva in cuore, gli faceva indovinare come i suoi proprii diportamenti fossero la cagione di tutto, e com'egli ne avesse il danno e le beffe. Povero Collini! Con tutto il suo ingegno e la sua avvedutezza, esser riuscito a fare la parte del bietolone!
Nè abbiamo in animo di farla noi, ci s'intende. Solo pel tempo nostro e pel bisogno del nostro racconto, che oramai volge al suo fine, accenneremo come la donna, essendo nell'odierno consorzio schiava ad un tempo e regina, tenga ne' suoi diportamenti dell'una e dell'altra. Tutte si rassomigliano; ora tremano, ora fanno tremare; cogli uni non ragionano, perchè non possono; cogli altri nemmeno, perchè non vogliono. L'uomo è per esse uno schiavo, quando non è un padrone; in un caso e nell'altro, sempre un nemico. La colpa è un po' nostra; non siamo noi che abbiam fatte le leggi, e vi mettiamo a guardia i nostri pregiudizi, i nostri dirizzoni? Comunque sia, la donna è così, nè vale a mutarla il più profondo degli affetti. E può amarla con frutto chi la ami tanto leggermente da non mettersi gi
Sì, certo, rispose il giovine, che si studiava di correggere, con qualche frase a modo, il cattivo senso de' suoi diportamenti, noi pensiamo di molte cose; pensiamo tra l'altre che la bellezza è la bont
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