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Aggiornato: 22 giugno 2025
Ma egli giaceva sul suo letto, uscito del tutto di conoscimento; il suo volto si era fatto pavonazzo, i suoi occhi erano aperti, ma nuotavano nel buio; le sue mani si facevano diacce; e del rantolo durato alcuni istanti, non gli avanzava che un filo di fiato.
Sollevò di peso la bambinaia, la portò sul canapè, le spruzzò la faccia con acqua e aceto; la baciò, la ribaciò, le riscaldò col fiato le manine diacce, e quando ritornò in sè, le giurò che non l'avrebbe mai abbandonata, che sarebbe stata come la sua mamma, e ad ogni costo le fece buttar giù un mezzo bicchierino di fernet puro, che, non essendoci la ragazzina abituata, le dette il travaglio di stomaco.
Carolina avrebbe dovuto senz’altro smettere; ma non ismise, e la minaccia della sua indignazione fu una scena appesa: appesa, come per far comprendere che le acque dolci diacce, i sorbetti, le carapegne non eran poi roba da rifiutare; e che se la visita si prolungava troppo, a certa ora, tanto lei quanto gli augusti marmocchi avrebbero avuto bisogno di un ristoro, che con parola propria chiameremo cena.
Si guardò le dita affusolate e bianche della destra, che risentivano il contatto della mano di lui, che fremevano del desiderio d'una stretta. Inconsapevolmente se le portò a le labbra, le baciò per compensarle della delusione che le aveva lasciate diacce; le baciò l
Stesi macchinalmente la mano. Egli la strinse fra le sue, diacce, e dell'atto che non s'aspettava parve sorpreso a un tempo e commosso. D'un subito lasciò la mano, mi voltò le spalle e scappò fuori. Andava lesto. Risuonò per buon tratto il romore dei suoi passi precipitosi, nella notte, e poi daccapo tutto tacque.
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