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Aggiornato: 22 giugno 2025


La mattina, tutti in casa si alzavano per tempo; la gente di servizio al canto del gallo, perchè il pane lo s'impastava in casa, perchè c'erano i pavimenti da scopare, le masserizie da ripulire, le stoviglie da rigovernare, e via discorrendo; il signor Amedeo, padre, una mezz'ora dopo, per uscire sui campi, a dar l'occhiata del padrone ai mezzadri; la signora Caterina, madre, subito dopo il marito, per sopraintendere alle faccende di casa, ma anzitutto per farlo star su, lui, il dormiglione, che tra una chiamata e l'altra di quella santa donna trovava ancora il modo di schiacciare il sonnellin dell'oro.

Questo passeggio si stende dal palazzo del duca di Montpensier fino alla Torre dell'Oro ed è tutto ombreggiato da platani d'Oriente, da quercie, da cipressi, da salici, da pioppi, e d'altri alberi del settentrione, che gli Andalusi ammirano come ammireremmo noi le palme e gli aloè nelle campagne del Piemonte e della Lombardia.

Cosí parimente si dirá dell'oro e dell'argento, che, quando si fanno far collane, vasi o altri lavori, non solo si pagano le fatture ma i cali ancora, e l'oro e l'argento cosí lavorato poi muta il nome suo in quello dell'opera e si nomina per «collana» o altro; e l'istesso fanno anco quando sono in monete ridotti, percioché mutano il nome loro e si nominano solo col nome della moneta.

Abbastanza s'è fatto conoscere nel precedente capitolo come l'abbondanza o caristia dell'oro o dell'argento nel mondo altera i prezzi delle cose; onde sará facile da intendere come nelle cittá di traffico, ove piú oro ed argento corre che in altre, sia piú caro il vitto, non perché minor quantitá vi se ne trovi che in altre, ma perché vi è piú con che pagarlo.

Dio! gridò egli. Dio! L'ho sentito sull'Oceano, dominare con la sua voce il fragore delle tempeste. Dio m'ha assistito, Dio ha voluto conservar la mia fama nel sale dell'amarezza. Dio la mia forza, Dio la mia gloria. A lui tutto; senza di lui non sarei nulla. E son passato nella vita ancor io, amato assai più ch'io non meritassi. Fu grazia di Dio che mi amassero a gara tutte le nobili creature di Spagna; il buon padre Marchena, il Quintanilla, il Santangel, consolatori benigni; Diego di Deza, mia spada; il santo Mendoza, mio scudo; Beatrice di Bovadilla, angelo mio tutelare; Isabella, onore del trono. Perchè vissuta, Isabella? Non forse perchè si schiudesse mercè sua un nuovo mondo alla legge di Dio, alla legge d'amore?... Ah, l'odio! l'odio livido e nero! ah, la sete dell'oro, sete inestinguibile, sete crudele!... Questo sanno far gli uomini, dei doni di Dio! Si muover

Di strada in strada arrivai alla riva del Guadalquivir, sui viali del passeggio della Cristina, che è per Siviglia ciò che per Firenze il Lungarno. Qui si gode uno spettacolo incantevole. Mi avvicinai prima alla famosa Torre dell'Oro.

Capo secondo, delli zechieri. La prima parte, ch'appartiene alli zechieri, è ch'essi avvertiscano di fare che i saggi dell'oro e dell'argento da doversi coniare siano giusti e non scarsi alla lega o finezza che segneranno sopra le monete; il che sará di loro grande onore.

La prima parte, ch'appartiene al publico, è che in tutti li pagamenti ciascuno abbia la sua giusta quantitá in peso dell'oro e dell'argento, in qualsivoglia sorte di monete.

Che cosa trovate, ? domandò il Luciani, mal si potendo contenere nel cantone. Troviamo a mezza vita un neo, circondato di alquanta calugine color dell'oro.

Un gran ponte accavalcia il fiume, e conduce al sobborgo di Triana, del quale si vedono le prime case sulla sponda opposta. Una lunga fila di bastimenti, di golette, di barconi si stende sul fiume, e fra la Torre dell'Oro e il palazzo del Duca, è un va e vieni di barchette. Tramontava il sole.

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