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Aggiornato: 21 maggio 2025
Orbene, voi ritenete offesa al pudore per la forma; ma la forma è italiana e voi non avete mai accusato il libro francese. Cappa questa mattina vi parlava di Decio Cinti, quest'uomo fantastico, iperbolico, fuori del tempo e dello spazio, quest'eroe senza sonno, come il figlio di Mafarka, il quale non esiste, perchè c'è una nota della questura che lo dichiara irreperibile, ma che assiste al processo, ed è lì, e risponde al nome di Decio e al cognome di Cinti, e tutti sanno che è un bravissimo giovane, che ha tradotto molto bene questo libro. Quando voi, dunque, dite che colpite il libro per la forma, e vi fermate alla dichiarazione di irreperibilit
F. T. Marinetti: «Mafarka il futurista» romanzo, traduzione dal francese di Decio Cinti; «Mafarka le futuriste, roman africain». Ora voi come avete fatto la vostra requisitoria? In sintesi (non entro negli spiragli, nelle pieghe delle vostre argomentazioni), in sintesi, la vostra requisitoria è questa: a me piace o può piacere Mafarka il futurista. Ammetto anche il fine nobile, ma il fine non giustifica i mezzi. C'è la forma, è vero?, la forma che mi offende. Quando voi dite: membro, noi siamo collettivamente offesi; quando voi dite: culo, il nostro pudore è violato. Dante Alighieri dice culo, e Dante Alighieri si legge nelle scuole. Se non erro, il verso è: «Ed egli avea del cul fatto trombetta». Quando Dante Alighieri dice puttana, dice puttana, e non v'è nessuna offesa. È vero che certe scene le ha trattate con reticenza; ma le ha trattate anche con sincerit
Gianbarba corse ad aprire io mi soffermai sul pianerottolo della scala e tesi l'orecchio. È in casa il signor Decio? chiede una voce ch'io ho udito altre volte. Il signor Decio! vediamo un poco, risponde Gianbarba favorisca di voltarsi.... e poi le dirò.... quello che ho l'ordine di dirgli. Questa è nuova! esclama l'altro con voce vibrata ti fa tanta soggezione la mia faccia, che tu non osi?...
In nessuna rappresentazione mistica di una religione la morte e i cadaveri ebbero tanta parte; la passione, la crocifissione, la deposizione dalla croce, la sepoltura di Cristo, la sua risurrezione, la lunga schiera dei martiri durante le persecuzioni di Nerone, Domiziano, Decio, Diocleziano e altri imperatori hanno dato al culto cristiano un'impronta funerea, han determinato l'intera concezione della vita e così hanno dato alla vita cristiana, alla musica, alla scultura, alla pittura, l'idea della morte.
Dieci principali se ne contano, sotto Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino, Decio, Valeriano, Aureliano, e finalmente la piú feroce e piú universale sotto Diocleziano; imperatori diversi, come si vede, gli uni tiranni, gli altri buoni, altri grandi, e nel numero Traiano il sommo uomo di Stato, Marco Aurelio il filosofo, tutti uniti nella massima di Stato di distrurre la nuova setta.
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