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Aggiornato: 9 giugno 2025
Anche la principessa scherzava nelle sue risposte, e talvolta nelle sue domande. Ma, l'uno e l'altra, sempre in tuono assai dolce. Dopo lo screzio con la moglie, il principe si era mostrato molto assiduo in casa della duchessa Rignatelli, giovane vedova, e dama della Regina.
Arrossì la povera Maria al vedere come quell'uomo sapesse ogni cosa, e rimase a capo chino, pensando a quella dama di cui udiva accennare gi
Il cavaliere scendeva sollecito, e porgeva la mano alla dama, che, tutta ravvolta nella sua mantellina, non lasciava veder altro che l'acconciatura del capo e la noce del piede. Era gi
Il parroco, che era anche consigliere comunale, cominciò a intimidirsi; la moglie dell'emigrato, sua cognata, la dama straniera, Cariclea, dovette dargli coraggio, ogni sera, nelle conversazioni dopo cena; ma ogni mattina ricominciavano i terrori di don Ottaviano.
Carlo la prese pel braccio, la ricondusse al luogo onde si era mossa, e con voce pacata le disse; «Dama, contenetevi, l'aver corona dal Pontefice non significa esser Regina.»
La dama, superba di codesta edificante parlata, guardava attenta or la madre Eleuteria, or la fanciulla, e pensava di leggere ne' loro composti visi il trionfo della sua clemenza. Allora, indirizzandosi a don Aquilino: A lei, signor abate!... noi abbiam fatto la parte nostra; a lei, la sua.
Ma ragion fate, il primo canto sia una commedia di caratter nuova, che andate poi lodando per la via, bench'altro in essa alfin non ci si trova che di caratteracci una genia, e vi tien per tre ore e nulla prova; poscia a richiesta universal si chiama. Diman gran cose dirò della dama. La riformata bizzarria dirassi, il costume e lo stato di Marfisa.
Così una dama scozzese di buona famiglia, dice questo storiografo, la quale aveva avuto un figlio naturale da Enrico II confessava: «Ho fatto quanto ho potuto per essere ingravidata dal re, e me ne sento onoratissima e felice; e direi quasi che il sangue reale ha un non so che di più soave del liquore comune, tanto me ne sono trovata bene; senza contare i regali che ne ho avuti», e Brantôme aggiunge: «Questa dama, come del resto molte altre, erano in questa opinione che per dormire col re, non si era punto diffamate e che sono disoneste solo quelle che si danno ai piccoli, ma non ai grandi re e gentiluomini».
Si tratta a la francisa, Nun su’ nenti gilusi, Su’ tutti afittuusi, Nun c’è nè meu nè tò. Per iddi è impulizia Qualura la sua dama 'Un joca, ’un balla, ’un ama. Ma fa lu fattu sò. Anzi taluni stilanu Chi lu maritu va, Pri stari in libert
Don Guottibuossi avvisa della tresca e dice: E' vi bisogna ad ogni patto mostrar che il matrimonio vi rincresca, e farvi trascinare in sul contratto, e lasciar che Marfisa la prima esca a ragionarne; e condurrem la trama: per altra via non si piglia la dama. Siedono a mensa. Marfisa siedeva, e sta ingrognata e mangiar non voleva.
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