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Un giorno, in un crocchio di giovanotti dell'Aja, citai questo giudizio di Saint Evremont, e domandai bruscamente: È vero? Sorrisero, si guardarono, uno rispose: Direi...; un altro: Mi pare...; un terzo: Sarebbe...; infine s'accordarono tutti nel dire che era vero. Altre volte raccolsi degl'indizi provanti che le cose corrono oggi tale e quale come ai tempi dello scrittore francese. Si parlava in un crocchio d'un personaggio leggermente ridicolo. "Eppure, disse uno, quell'ometto d'apparenza così posata è un donnaiolo di prima riga." Io domandai colla frase sacramentata: "Turba il riposo delle famiglie?" Si misero tutti a ridere e uno rispose: "Che! Turbare il riposo delle famiglie in Olanda! Sarebbe una delle dodici fatiche di Ercole." "Noi olandesi," mi disse una volta un amico, "non siamo conquistatori, e non possiamo esserlo perchè ci manca la scuola. Non c'è nulla di più falso in Olanda che la famosa definizione: il matrimonio è come una fortezza assediata; chi è fuori vorrebbe esser dentro; chi è dentro vorrebbe esser fuori. Qui chi è dentro ci sta bene e chi è fuori non pensa ad entrare." "La donna olandese," mi disse un altro, "non sposa l'uomo, sposa il matrimonio." Questo che si dice all'Aja, citt

Qualche settimana prima in una camera d'apparenza modesta di una modestissima casa di Rimini la giovane donna, che il conte di San Giorgio aveva cercata invano a Pesaro, Gabriella, se ne stava sola, appoggiata ad una finestra, come se avesse bisogno di respirare un po' d'aria. Pareva immersa in riflessioni dolorose.

Nell'intermezzo, Berto si studiò di riparare alla sua sventataggine. Povero Flopi, disse, io credo che sia sulle spine, a quest'ora. Egli è costretto a una vita d'apparenza; ci siamo costretti tutti, e tutti ci annoiamo; nessuno ha il coraggio di vivere per conto proprio, liberamente. Il mondo non l'abbiamo creato noi!

Qualche volta, allo sbocco d'una stradicciuola campestre, s'imbatteva nel babbo; ed ora il libro lo salvava, ora no, da una ramanzina coi fiocchi. Gli voleva un gran bene, suo padre; ma era un bene di sostanza, non d'apparenza, e la prima pelle appariva un po' ruvida. A tavola, i principii erano sempre questi: Hai studiato quest'oggi? , babbo. Che cosa? Gli elementi di geometria.

Al contrario, la sua mente era piena di concetti e di visioni graziose, sfumate; Gian Luigi aveva una cultura tutta d'apparenza, la quale sussidiata da un acume non volgare, gli dava maggiori vantaggi che non la mia, pesantissima; buon musicista, Gian Luigi componeva ballabili e romanze, di colore azzurrino, su parole proprie, ma un'ammirazione esagerata per tutto quanto veniva da Parigi, lo costringeva a scriver francese; egli conosceva questa lingua forse meglio della propria e la parlava volentieri, con accento irreprensibile.

Dunque fu deciso che prenderebbero un impresario. Dopo molte titubanze, incerti tra il piccolo genovese bruno che li aveva seguìti per tutto il Continente e il grande impresario di Parigi che si era offerto telegraficamente una volta sola, decisero finalmente in favore di un simpatico uomo biondo che avevano conosciuto a Vienna, d'apparenza seria e onesta, e che aveva promesso loro delle cose mirabolanti. Gli telegrafarono subito; gi

Certe volte, per le strade più frequentate si avvicinava a un signore d'apparenza ingenua, gli faceva tanto di cappello e gli diceva con voce insinuante: Sarebbe tanto cortese da rendere un leggiero servizio a un galantuomo?... a me? Il signore, davanti a un signore d'aspetto così rispettabile, s'affrettava a rispondere: Dica.... dica pure. Se è cosa ch'io possa fare!...