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Aggiornato: 8 maggio 2025


Eccomi ora a parlare del partito che cagionò realmente la perdita dell'Italia e che mirabilmente servì ai disegni dell'Austria. Fu esso il partito dei liberali italiani, partito che pretendeva l'onorato titolo di italico puro, e che assai poco differiva da quello degli Austriaci mitigati. Gli ambiziosi mal soddisfatti dell'esercito, i membri non meno ambiziosi dell'aristocrazia milanese, i quali, avendo eletto l'aringo delle cariche di corte, anzichè di quelle della milizia e del governo, vedeano indispettiti fioccar gli onori, il credito e le ricchezze sopra i guerrieri e sopra i primari ufficiali dello Stato, e rimanerne privi i cortigiani; parecchi giovani doviziosi, rosi da gelosia del favore che il vicerè ed altri ufficiali francesi godeano presso alcune dame; un numero assai ragguardevole di teste matte o poco sode, che si studiavano di parlare il linguaggio degli eroi d'Alfieri; e certe altre di quelle teste irrequiete e agitate cui pare sempre bello ciò che non è, e sfornito di ogni pregio ciò che è; tali erano gli uomini che componevano il partito italico sedicente puro, ma che meglio sarebbe stato chiamato il partito italo-austriaco. Eravi allora in Italia una potenza dileguantesi; eravi un'altra potenza che faceasi innanzi covidosa per coglierne il retaggio; e, infine, eravi un'altra potenza ancora, la quale, spiccatasi dalla prima per non lasciarsi trarre con essa nell'abisso, sforzavasi di resistere alla seconda, procurando di tirar dalla sua tutti gli avanzi dell'una che poteano scampar dalle mani dell'altra. A quale di queste tre potenze vorrassi credere che il partito di cui parlo abbia voluto attaccarsi? A nessuna. Acciecato da un ineffabile soverchio di superbia, entrò in isperanza di poter dare l'ultimo crollo al governo imperiale, di potere sdegnosamente ributtare le proposte di Murat, e di far testa all'esercito austriaco. E come sperava esso di potere impedire i progressi di quest'esercito? Voleva forse adoperare a quest'uopo le schiere francesi rimaste in Lombardia? No e poi no. Proponevasi di conseguire il suo intento con bei discorsi, con deputazioni pacifiche, coll'invocare quei dilicati sentimenti d'onore, di probit

Durando tuttora le vacanze mi misi a lavorare assiduamente intorno alla mia tragedia. Nel rileggere le pagine scritte a Milano, trovai necessarie alcune correzioni e di rifare introducendo nuovi incidenti e nuove scene. Fuggivo l'imitazione servile, volevo riuscire poeta originale, i personaggi d'Alfieri mi parevano convenzionali, io sentiva il bisogno di studiare l'uomo dal vero, ma temevo di non trovare in un piccolo villaggio di Valtellina i modelli necessari alle mie scene del medio evo. Tuttavia, pensando che il cuore umano è sempre lo stesso malgrado la diversit

Non vorrei che i lettori mi pigliassero il signor Amedeo per un babbo imprudente. Quei libri proibiti erano l'Iliade e l'Odissea, i sepolcri di Ugo Foscolo e del Pindemonte, la Divina Commedia, la Gerusalemme liberata la Basvilliana, le tragedie d'Alfieri, ed altri di quella fatta. La storia poi abbondava; ed era tutta roba scelta e vagliata, non gi

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