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Aggiornato: 15 giugno 2025
Giungeva fino a dimenticare il perchè di tale paura, ma non la paura istessa; a volte le pareva evidente e naturalissimo che al primo aprir gli occhi il figliuolo sarebbe morto, e lo cullava, lo cullava cantandogli ogni sorta di ritornelli lamentosi, tremando di una smorfia, accorandosi di un sospiro più forte degli altri. Sarebbe stata felice se il bambino fosse vissuto in un sonno senza fine.
Rientrando nella sua camera, in quel lusso amico, dove da quindici mesi si cullava nel sogno lusinghiero della felicit
E s'udiva in quel silenzio un balbettio cadenzato, quasi un canto sommesso: una idiota sedeva al sommo della scala dei dormitorii e cullava sulle ginocchia un fantoccio di stracci la cui testa informe aveva incappucciata in una piccola cuffia bianca. Il fantoccio andava su e giù in grembo all'idiota, ed ella, piegata su quel sudicio fagotto, seguitava a ninnarlo: Oh, oh!
Il bimbo delle sue carni corrose dal vizio altrui, così, sur un saccone, cullava; e la materna passïone trasfigurava le parole in rose. L’ascoltavano gli usci acchiavacciati, le cieche imposte, il lastrico. E il fanale fiamma divenne, accesa a un immortale altar, ritto fra l’ombre dei peccati. Tacque la voce e ritornò il mattino, tutto bianco di neve ancor del cielo, ancora intatta.
Chi sono io?... Non ti ricordi della signora Aia? Certo che Bebè se ne ricordava, ma i suoi trasporti per la signora Aia erano molto diminuiti. Non lei aveva visto al suo letto durante la breve malattia, bensì Miss Olivia che con la mano le faceva le ombre sul muro, che le raccontava tante belle storie, che le cullava i sonni con una sua dolce canzone.
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