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Aggiornato: 14 giugno 2025


E lo spirito mio, che gia` cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver piu` conoscenza, per occulta virtu` che da lei mosse, d'antico amor senti` la gran potenza. Tosto che ne la vista mi percosse l'alta virtu` che gia` m'avea trafitto prima ch'io fuor di puerizia fosse,

La giovinetta cotanto festeggiata nel mondo, si tedia, giovane donna più che giammai. La giovinetta elegante, scintillante di gusto e di semplicit

e quella, come madre che soccorre sùbito al figlio palido e anelo con la sua voce, che ’l suol ben disporre, mi disse: «Non sai tu che tu se’ in cielo? e non sai tu che ’l cielo è tutto santo, e ciò che ci si fa vien da buon zelo? Come t’avrebbe trasmutato il canto, e io ridendo, mo pensar lo puoi, poscia che ’l grido t’ha mosso cotanto;

E quella a me: <<Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e cio` sa 'l tuo dottore. Ma s'a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, diro` come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Di la` fosti cotanto quant'io scesi; quand'io mi volsi, tu passasti 'l punto al qual si traggon d'ogne parte i pesi. E se' or sotto l'emisperio giunto ch'e` contraposto a quel che la gran secca coverchia, e sotto 'l cui colmo consunto fu l'uom che nacque e visse sanza pecca: tu hai i piedi in su picciola spera che l'altra faccia fa de la Giudecca.

ma riconoscerai ch'i' son Piccarda, che, posta qui con questi altri beati, beata sono in la spera piu` tarda. Li nostri affetti, che solo infiammati son nel piacer de lo Spirito Santo, letizian del suo ordine formati. E questa sorte che par giu` cotanto, pero` n'e` data, perche' fuor negletti li nostri voti, e voti in alcun canto>>.

Ad inveggiar cotanto paladino mi mosse l’infiammata cortesia di fra Tommaso e ’l discreto latino; e mosse meco questa compagnia». Paradiso · Canto XIII Imagini, chi bene intender cupe quel ch’i’ or vidi

Messer Corrado era felice di poter trattenere in sua casa, la mercè di una dolce violenza, un ospite cotanto ragguardevole. Nobilissimo era il sangue e sterminata la possanza dei signori di Monferrato; gi

E se ti vòlli al glorioso Giovanni evangelista, quanto lume egli acquistò sopra el prezioso pecto di Cristo, mia Veritá, col quale lume acquistato evangelizzò me, ha cotanto tempo. E, cosí discorrendo, tucti ve l'hanno manifestata, chi per uno modo e chi per un altro.

In tutte parti impera e quivi regge; quivi e` la sua citta` e l'alto seggio: oh felice colui cu' ivi elegge!>>. E io a lui: <<Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, accio` ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni la` dov'or dicesti, si` ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti>>. Allor si mosse, e io li tenni dietro. Inferno: Canto II

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