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Aggiornato: 3 giugno 2025
I pensatori, i romanzieri, gli amici dell'arte, in lui riconoscevano un collega. Per essi il Rota non rappresentava soltanto un coreografo, un creatore di danze e di fantasmogorie seducenti; per gli uomini di gusto, per gli uomini illuminati, il Rota era un poeta, un sublime maestro di tutte le arti belle.
Siamo noi ben certi che un operatore di cinematografo rintanato al passo delle Termopili non potesse bastare a mettere in quarantena la immortale gloria di Leonida? E chi dunque non sorriderebbe rivedendo il macchinario quanto mai scricchiolante del coreografo che inscenò il Cavallo di Troia? E cosa mai fu il secolo d’oro di Atene, retto insomma da un demagogo e da una prostituta? Osereste voi rivedere Babilonia quale in verit
Avrei detto che tutti i loro movimenti e tutte le loro combinazioni di colori, erano stati concertati da un coreografo. In mezzo a quel tal gruppo di cavalieri dalle cappe turchine, s'andava sempre a ficcare, come se ce l'avessero mandato, un cavaliere colla cappa bianca.
Vi è molta analogia fra il carattere del Rota e quello dell'illustre cesellatore Benvenuto Cellini; due spiriti bollenti, impetuosi, predestinati ad una carriera avventurosa di immensi tripudî e di immensi dolori. Rota era nato poeta come Benvenuto Cellini. L'uno per caso divenne coreografo, come l'altro cesellatore; ma le opere di entrambi non cessano di essere poesia.
Il giovane maestro si infiammava alla parola inebbriante del giovane coreografo. Vegliavano insieme le notti. Questi declamava i suoi concetti, evocando nella camera deserta i fantasmi del suo genio. E intorno al pianoforte danzavano delle silfidi ideali, ispirando al giovane compositore di armonia una musica piena di moto e di lampi. Queste febbri dell'artista producevano il miracolo.
Tutti conobbero il Rota coreografo, ma fu dato a pochissimi apprezzare la prodigiosa versatilit
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