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Aggiornato: 8 giugno 2025
La réclame è in embrione, modesta, misurata, nè spropositata come quella strepitosa fin de siècle di Bisleri, che il suo ferro-china digestivo stomachico, annunzia stomatico, che è quanto dire di bocca. Ma la vera réclame si ha nel Giornale di Commercio. Principiato il dì 7 aprile, questo periodico continuò di Lunedì in Lunedì fino al 28 luglio 1794, che fu il 17º numero.
Ma la ragione si è perché le misure de' piedi, ecc. dipendono dalla determinazione de' principi, che in quel paese le mantengono quanto si può le stesse; ed il valore de' metalli dipende dalla quantitá che ne hanno tutte le nazioni in commercio, la quale, per natura e senza il volere di alcuno, varia quando a un modo e quando ad un altro.
La corruzione maschile era certo più ardente a Roma che non lo fosse la corruzione feminile. Erano i figli degli schiavi che si istruivano a subire le sozzure di un osceno commercio.
Oltre a ciò un altro importante rispetto, pur degno di somma considerazione, stringeva Venezia alla Persia: quello del commercio, del quale trattasi nella seguente Parte seconda. Delle relazioni commerciali tra la Repubblica di Venezia e la Persia. Del commercio dei Veneziani colla Persia.
Che cosa era avvenuto? era avvenuto questo: il paese non adusato a giornali, non ne prendeva l’associazione, anche perchè il G. di Commercio era troppo speciale, e non si occupava per nulla del mondo come avrebbe dovuto ogni foglio, e come purtroppo faceva la Raccolta di notizie.
E quanto al commercio, nè era questo il sol danno, nè avea per misura i soli errori economici della et
«L'Infanta possiede una immaginazione fertile, industriosa, ricchissima!» soggiunse il Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio. «Donna Rosmunda dispone di un esercito di buoni pensieri» echeggiò il Ministro della Guerra.
Prima della fondazione di Costantinopoli, eran prevalse la prima e la seconda; dopo, prevalse questa terza, e Costantinopoli diventò non solamente via o scalo, ma emporio principale di quel commercio, e in breve anche gran centro industriale.
Ha danno il principe ed i popoli insieme, perché la mercatura si confonde e le arti si perdono; ed in questo caso l'utile opposto va a quegli altri principi e Stati, che dalla rovina del commercio di questi sentono vantaggio.
Infatti, da quel punto, l'uomo non fu più per il dottor di Nubo altra cosa che un subietto a studio, un obietto a traffico. E' non stimollo più; non amollò più; non lo credè più. Lo commerciò, l'exploita. Divenne quindi scettico. Non trovò più nulla di attivo nè nella sua scienza, nè nella sua coscienza: non più fede di sorta, neppur quella del calcolo il quale, in realt
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