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Aggiornato: 22 giugno 2025
Don Giovanni è uno dei pochi aristocratici romani che coltivano le scienze per naturale bisogno. Ve ne sono però alcuni in Roma veramente côlti e pieni di attivit
Si passano i limiti del verosimile. Una forma di frode abbastanza ripetuta è questa: un uomo influente, amico del Governo, compera un terreno nazionale da pagarsi in tempo determinato, ordinariamente dieci anni. Subito remata. La terra subisce il solito processo di rincarimento e in ultimo viene venduta ai coloni, i quali la coltivano, la fecondano del loro sudore e pagano le annualit
Se la donna tace, o perchè molto debole o perchè ipocrita, distilla dall'alambicco del cuore nel segreto della sua stanza lagrime amare, che solcano l'anima e coltivano la vendetta; tanto più feroce e crudele, quanto più lenta e meditata.
La coltura si mantiene estensiva e la terra produce poco, perchè il grande proprietario non è stimolato dal bisogno a fare miglioramenti e trasformazioni e per un lungo periodo ha visto anche aumentare fortemente le sue rendite per la concorrenza tra gabellotti, che ha elevato i fitti; nè i miglioramenti di qualsiasi genere potevano e possono farli i gabellotti, che coltivano il latifondo per un brevissimo tempo la durata dei fitti è al massimo di nove anni, ma più di frequente di quattro o di sei; e molto meno i contadini che vi lavorano a giornata o l'hanno a mezzadria o a terratico solamente per uno o due anni.
Egli s'era a diciott'anni invaghito di una donna, non bella davvero, ma che pareva ed era celebrata bellissima, come tutte quelle che sanno far risaltare qualche fisico pregio con arte maravigliosa, lo circondano di svenevolezze, parlano al cuore dei riguardanti coi sogni che lasciano concepire, colle speranze che lasciano nascere, o che coltivano quotidianamente, colle vaporose malinconie, coi sorrisi, tenendo gli adoratori in un'aria impregnata d'acque nanfe e di arabici profumi.
Come bibite hanno la birra, liquido torbido ed acidulo che si ottiene dal fermento di acqua con pane o grano abbrustoliti. Più usato è il tecc ottenuto dal fermento di acqua, miele e foglie di ghessò o radici di teddò, arbusti che crescono allo stato selvaggio e che qualche volta si coltivano all'uopo.
L'esempio buono è il piú eloquente de' predicatori. Pochissimi uomini coltivano la loro ragione e il loro cuore; pochissimi operano per impulso di princípi sentiti intimamente e professati. I piú vanno dietro agli altri e sono enti imitatori. Però in casa dell'uomo vizioso rade volte troverai servi virtuosi. «Tel maitre, tel valet», è proverbio che d'ordinario non falla.
Cinque anni dopo un altro Procuratore generale, il De Meo, in una analoga occasione nella stessa Palermo osservava: «i poveri agricoltori e coloni, mezzadri o fittaiuoli non vedono e spesso non conoscono i padroni dei fondi che coltivano e ne risentono il peso e l'oppressione per quelli agenti intermedî che fattori o campieri si domandano; dai quali non pure sono tribolati con vessazioni, usure e prepotenze di ogni sorta, ma spinti a disamare i proprietarî; onde tra loro si mantiene un abisso e si forma un cumulo di animosit
La tenuta dei Certosini chiamata Ticchiena è uno dei più ricchi possedimenti della campagna. Mille coloni la coltivano, agricoltori che pagano l'affitto dei campi in natura o col proprio lavoro. Sei frati laici amministrano la tenuta e di quando in quando abitano la fattoria. Grano, olio, vino e frutta vi si raccolgono in quantit
Alcuni tra voi coltivano bene le scienze fisiche e matematiche; ma di buone lettere e di scienze morali voi di presente patite penuria, avendo troppo poche persone eccellenti in questi generi. Noi dunque penuriamo? Bravi davvero! Lasciamo stare che tutto quel poco che si sa fuori d'Italia è tutto dono nostro.
Parola Del Giorno
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