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Aggiornato: 26 giugno 2025
Andò nello studio e, alterando un poco la calligrafia, fece una mezza dozzina di lettere amorose dirette a sè medesimo, le firmò Clorinda e le pose nella tasca interna del soprabito, che poi appese all'attaccapanni. Sulla fine del pranzo, disse a Celestina: Vedi un po' nella tasca interna del mio soprabito: ci devo avere dei sigari. Dove sta? Sta appeso nello studio.
Come l'oste seguitava a frigger pesce e ne lasciava cadere una minuzzaglia infarinata nella padella piena d'olio bollente e un fumo acre e denso si spandeva attorno, la testa architettata di donna Clorinda appariva e spariva in quel fumo.
Lassù la moda non era giunta, o non aveva attecchito; i gusti particolari favorivano l'Ariosto ed il Tasso. Gino Malatesti s'aspettò di veder capitare da un momento all'altro Bradamante e Clorinda, Ginevra ed Erminia. Ma nessuna altra donna apparve nella sala da pranzo, e non fu neanche il caso di veder comparire nessun Ruggero o Mandricardo.
Donna Clorinda scivolò giù dal letto, in camicia, rabbrividendo al gelido contatto del pavimento sul quale i sui piedi nudi avanzavano. Attaccato al muro di faccia uno specchio accolse d'un subito, e a mezzo, la sua bizzarra figura bianca procedente con la lentezza d'un fantasma. A un momento ella ristette, e, vinta da un'abitudine irresistibile, vi si rimirò, quasi atteggiandosi.
Lì, tra due seggiole zoppe, era per terra un piattello con l'acqua, e il cane in quel punto vi si dissetava: un barbone sudicio, che accompagnava su' vapori inglesi e nelle trattorie del Piliero il marito di donna Clorinda, Mastia, un siciliano, pittore di paesaggi. Nel silenzio dell'ora si udì per un pezzo il chioccolare dell'acqua che il barbone lambiva avidamente.
Ora la sua voce sonora, maschile s'accompagnava di volta in volta con la musica del macinino, del quale ella girava a tratti la manovella. Credetti di non dover perdere più tempo. Cerco di donna Clorinda... M'interruppe uno scoppio di risa. La baronessa! gridò Chiarina. Le ragazze urlavano: La baronessa! La baronessa! Voialtre! minacciò il donnone Su! Dentro tutte!...
Emma leggeva molto, leggeva sempre, ma dal giorno in cui aveva veduto baciarsi quei due alla stazione, i libri prediletti non eran più quelli di prima o in questi cercava altre pagine. Leggeva e rileggeva il Petrarca, e di questi soprattutto i sonetti d'amore. Nel Tasso gustava gli amori di Tancredi e di Clorinda.
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