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Aggiornato: 21 giugno 2025


Trattandosi d'un uffiziale di Garibaldi, i pescatori del luogo volontieri diedero mano alle reti nell'insolita ora, e per tutta ricompensa vollero vedermi, assicurarsi ch'ero uomo come gli altri uomini, e, secondo la consuetudine delle Sicilie, baciarmi la mano.

Voi resterete con me tutta la sera. Poi mi domandò: Di che paese siete? Inteso ch'ero italiano, mi guardò fisso. Poi mi prese di nuovo la mano, mi fece sedere e sedette. Che cosa dirgli, Dio buono! A un uomo così, quando gli avete espresso con tutta l'anima quello che sentite per lui, su due piedi, nel primo impeto dell'entusiasmo, gli avete detto tutto.

Rispose che aveva passato una bella serata con lei in casa Treuberg, che una sua cugina aveva cantato molto bene e un signore di Monaco molto male. Sua cugina diss'io ha cantato Haidenröslein. Oh come lo sa,? esclamò la biondina battendo palma a palma. Risposi ch'ero passato sotto le finestre di Treuberg, ed ella mi sgridò, mi disse che ero stato molto cattivo di non salire.

Stasera ho assistito ad una strana metamorfosi di Racma, la serva nera del ministro. La sua compagna mi venne a cercare, mi condusse in punta di piedi davanti a un uscio socchiuso, e spalancandolo tutt'a un tratto, esclamò: Guardi Racma! Io rimasi talmente meravigliato dell'aspetto in cui mi si presentò quella nera, ch'ero abituato a vedere nei panni di una modestissima schiava, che per un momento non credetti ai miei occhi. Avrei detto ch'era una sultana fuggita dal palazzo dell'Imperatore, la regina di Tumbuctu, una principessa di qualche regno sconosciuto dell'Affrica, venuta l

Siccome i pochissimi viaggiatori erano tutti sotto coperta, compresi gli Steele, e sul ponte non eravamo che Violet e io, così la bellissima signora si mise a guardarmi come sua preda e trastullo di viaggio, tanto più di proposito, credo, quanto più si capiva ch'ero legato alla mia vicina. Quella fu la prima e l'ultima volta che vidi Violet tocca da un'ombra di gelosia.

Accortosi che m'ero voltato, si voltò egli pure, e sorprendendomi a sorridere, vedete un po' la combinazione! invece di capire ch'ero un suo compatriotta perduto nel gran mare di Londra, che il suo paghi no m'aveva rallegrato il cuore, e che se avessi osato, l'avrei invitato a desinare con un matto piacere, non gli frulla pel capo che io abbia fatto l'occhietto a sua moglie? e non risponde al mio sguardo soave, facendomi due occhi di basilisco? e vedendo che io continuo a guardare, non fa un passo avanti coll'aria di venirmi a dare un cappiotto?

Ammiravo di costei, sopra ogni altra cosa, la dolcezza del ridere, che non era contrazion di muscoli, ma lene conquista d'espressione, di cui la bocca era la sorgente e gli occhi la foce per cui si trasmetteva agli altri. La bruna stava presso il caminetto, volgendogli il fianco sinistro, e di fronte a me, ch'ero all'altro lato; ma ella teneva il capo rivolto a destra, verso il divano.

Senti, io le ho annunziato che me ne andavo presto, fra una settimana, ch'ero bell'e guarito... E lei? Lei, al solito, s'è fatta rossa. Mi ha detto: Davvero? È proprio guarito? Dico io: Sicuro. Cosa c'è? Le dispiace? Ha fatto un muso! Dice: Ecco, noialtre ci affezioniamo ai nostri malati così da volerceli tenere assai tempo con noi. Ogni malato guarito si porta un po' del nostro dispiacere.

Suo fratello saltò in camera, si cacciò fra noi, tempestò con me, tempestò con l'altro, afferrandoci per le braccia, gridando a me ch'ero un uomo indegno se non credevo al cuore più leale del mondo, gridando a lui ch'era uno stupido, due, quattro, dieci, cento volte stupido. A misura che ci placavamo noi, si rabboniva lui pure, scendeva a meno bollenti rimproveri, a parole mansuete, a scuse.

Una sera, ch'ero gi

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