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I n queste bande su dal primo cielo V ols'egli in scherno mio, ch'un'alma stella S cendesse umile assai di me piú bella. T ant'ella è piú gentil quant'ha piú 'l velo I n cerco de ligustri e rose adorno. N acque non per mostrar quant'è bellezza, A nzi, benché sia bella, lei disprezza. «Fallax gratia et vana est pulchritudo». PROP.

Per guadagnare tempo cercò di passare in rivista le persone, alle quali avrebbe potuto presentarsi l'indomani per chiedere aiuto; e la prima fu la signora Cesarina. No, no, proruppe a bassa voce: mi farebbe dire senza dubbio di non essere in casa. Quella donna non aveva cuore, le si vedeva in faccia.

Stette così qualche minuto singhiozzando, pregando, coprendo di baci la mano del morto che spenzolava dalla sponda del letto; poi, appoggiandosi a Gasparo, cercò di rizzarsi in piedi, ma le vennero meno le forze e s'abbandonò come una massa inerte tra le braccia del fratello.

Un inquisitore, voi?... Non vi riconosco più, Mario ella disse con mite rimprovero. Di chi la colpa?... Siete tanto mutata voi... E come non capite che il vostro silenzio autorizza qualunque sospetto? Le dita di Mario Vergalli stringevano l'esile polso di lei come in una morsa d'acciaio. Ella cercò di liberarsi. Mi fate male, Mario. Senza lasciarla, egli allentò alquanto la stretta, Parlate.

In quest'improvviso sconcerto, nell'apprensione comune, Ezio dimenticò alquanto stesso e cercò di farsi dimenticare. E nell'alternativa di bene e di male, di speranze e di timori, che formavano la vita di quelle dolorose settimane, seguì un tempo di tregua salutare per lui e per tutti gli altri. Lo stesso Cresti che veniva sempre a chiedere notizie della malata non osava pensare alla sua felicit

Leoni tolse di tasca il portafogli, lo aperse, e cercò fra le carte che vi erano contenute. Trovò quella che voleva, la svolse, la guardò, poi disse: È questa sera! La carta che guardava era l'invito a un ballo di gala che la principessa Rizzi dava appunto in quella sera. Aspettatemi, disse l'avvocato alla Maria, e pregate il Signore. Prima di sera mi rivedrete.

Traballò, cercò di rimettersi in equilibrio, ma le forze le vennero meno; lasciossi sfuggire di mano l'arma, dilatò spaventosamente le pupille nelle quali brillava un ultimo lampo di minaccia e precipitò, roteando, nel fondo del baratro. S'udì un tonfo sordo sordo come d'un corpo che si fracassa, poi successe un silenzio di morte.

Il signore cerca della marchesa Giulia o della marchesa Lucia?... domandava un coso lungo, secco, in livrea, ad un giovanotto elegante, un bel giovanotto, nell'anticamera del palazzo Tolosana. Cerco della marchesa.... e qui ci pensò sopra: Cerco della marchesa Lucia disse poi, quando si credè sicuro del fatto suo.

Altrimenti la intese o volle intenderla quel Ramengo da Casale, adulatore di Luchino, che altra volta ci venne occasione di nominare. Il quale, presentatosi al Visconti, pochi giorni dopo che Francesco Pusterla se ne fu andato per Verona, Signore (gli disse), madonna Margherita si o collocata a Mombello. Certamente ella cercò la solitudine perchè ad alcuno piacesse di consolargliela. Non vorr

Adocchiava una tettoia, sotto la quale si ammonticchiavano bombole d'acqua solfurea, accosto a una fontanella: un quadrettino. Rifece la punta della matita, cercò una pagina bianca, e per cominciarono a passare all'albo le bombole. Le stradicciuole rimanevano deserte e silenziose. L'ometto tutto solo e intento, in quella sua posizione di scimmietta, era strano.