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Aggiornato: 9 giugno 2025


⁵³ Gorani, op. cit., t. I, pp. 165-67. Altri giudizi da leggere sul Caracciolo sono in Villabianca, Diario, in Biblioteca, v. XXVII, pp. 317-22; v. XXVIII, pp. 46-48.

E, per esempio, il Caracciolo non potè mai persuadersi che per festeggiare S.a Rosalia si dovessero impiegare cinque giorni; e se ne arrabbiava sempre, e all’appressarsi di luglio più che mai. Una volta, non potendola mandar giù, decretò che i cinque giorni si riducessero a tre. Fu una scintilla scoccata sulla polveriera: la polvere, asciutta da un pezzo, scoppiò; Senato e cittadinanza conturbati, protestarono gridando, ed uno dei tanti cartelli attaccati per le strade minacciava: o festa o testa! ma il Caracciolo rimase impassibile. Riuscito vano ogni tentativo, il Senato mandò al Re in Napoli un memoriale del Segretario del magistrato della citt

Disposizioni più severe emanava dieci anni dopo il Caracciolo, preso di mira specialmente dalle classi nobile e civile.

Queste vicende sarebbero materia per la conoscenza delle condizioni economiche e sociali del paese, pagine della storia del diritto, fatti ed aneddoti che lumeggiano il carattere del popolo siciliano. Il Vicerè Caracciolo vide sempre male i collegi delle arti, e cercò una buona occasione per romperne la compagine. La occasione venne propizia.

E meno male che un decreto del Caracciolo avea fatto cessare il grave abuso di certi birboni di riscuotere dai viandanti in alcune strade del Regno una specie di taglia sotto il pretesto di sicurezza di esse! Altrimenti, chi sa dove si sarebbe arrivati! Quel provvido decreto assimilò per la pena l’abuso al furto di passo, cioè di campagna²³³.

Alfieri, Bersano, Andreucci, Baldacchini, Lacaita e Caracciolo, Spaventa, Chiaverina, Cantelli, Pettinengo e Cuggia. Torino, 26 giugno 1861 e 28 febbraio 1862.

Il treno di piacere arrivò a Napoli alle cinque, all'ora appunto in cui il fiorista della strada Caracciolo inseriva un fil di ferro nella gola verde dell'ultima delle candide rose per l'illustrissima. Cento lire di rose a Napoli nel mese di giugno sarebbero bastate a consumare la morte profumata della verginetta del Freiligrath, nella «Vendetta dei fiori»; bastate poi anche a coprirne la bara dall'estremit

Un giorno il Vicerè Caracciolo, scontento anche dei teatri, persuase i patrizî a costruirne di sana pianta uno nuovo fuori Porta Macqueda. Tra quei patrizî erano Senatori: e fu appunto il Senato l’interprete o esecutore dei desiderî di S. E. Si fece il disegno, si stabilì il luogo dell’edificio e fu anche detto più tardi che le somme occorrenti sarebbero state prese dai fondi amministrati dalla Deputazione per le strade di Sicilia⁵¹. Ma all’ultima ora, quando si trattò dell’attuazione, nessuno osò avventurare il Comune in una opera non creduta necessaria. Se non che, quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini: ed i Barberini o barbarini furono gli allegri amministratori della citt

Questa scenata, è bene si sappia, avveniva il 10 gennaio del 1782, quando il Vicerè Caracciolo percorreva in lungo e in largo la via delle riforme in Sicilia e nella vecchia Capitale. Un’ultima tra le curiosit

Verso l'angolo del Chiatamone, egli ebbe uno schianto. Una coppia di amanti scendeva dalla più popolosa via di Santa Lucia e veniva verso le care ombre di via Caracciolo. Dovevano essere una sartina e uno studente: non si tenevano a braccetto, ma per mano, con le dita intrecciate, giovenilmente.

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