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⁵³ Gorani, op. cit., t. I, pp. 165-67. Altri giudizi da leggere sul Caracciolo sono in Villabianca, Diario, in Biblioteca, v. XXVII, pp. 317-22; v. XXVIII, pp. 46-48.

¹²⁵ Gorani, op. cit., t. I, p. 47. Questa cifra, per chi vi si fermi sopra con attenzione, è molto interessante. Quarantacinque mila onze valevano mezzo milione di bolle; e mezzo milione di bolle rappresentavano cinquecentomila Siciliani sollecitanti la licenza dell’uso delle carni, delle uova, dei caci, del latte ecc. La popolazione d’allora, in tutta l’Isola, era di 2 milioni; sicchè una quarta parte di essa cercava di mettersi in regola con la chiesa, con la propria coscienza e anche col proprio stomaco per quanto poco fosse esigente. Poteva, è vero, partecipare alle ragioni dell’acquisto il timore di essere scoperti trasgressori d’un precetto chiesastico, che è quanto dire civile e magari politico; ma al religioso non prevaleva certamente il timore delle pene corporali dell’autorit

¹³⁷ Parecchie pagine che sott’altro aspetto lo riguardano lasciò il Villabianca nel suo Diario, in Biblioteca, v. XXVII, pp. 383-86. ¹³⁸ Sul Marchese De Marco veggasi il severo giudizio del Gorani, Mémoires, I, 138-39. Un’altra notizia sui diritti degli amministrati, e chiuderemo con una solenne adunanza del Senato e delle Maestranze della citt

L’acre Giuseppe Gorani nel 1794 scriveva che la Sicilia pagava per questo quarantunmila ducati all’anno¹²⁵. Se dicesse la verit

¹⁴² Il solo Gorani, Mémoires, I, 471, nel 1793, scriveva: «I conventi dell’Isola possiedono beni incalcolabili. In provincia però s’intristiva sovente nei disagi; e v’eran conventi nei quali la tanto gradita campana del refettorio sonava solo pro forma.