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Aggiornato: 24 giugno 2025


FESSENIO. Imparate, amanti, questi bei detti. CALANDRO. Se io l'ho mai, tutta me la mangerò. FESSENIO. Mangiare? Ah! ah! Calandro, pietá di lei. Le fiere l'altre fiere mangiano; non gli omini le donne. Egli è ben vero che la donna si beve, non si mangia. CALANDRO. Come! si beve? FESSENIO. Si beve, . CALANDRO. O in che modo? FESSENIO. Nol sai? CALANDRO. Non certo. FESSENIO. Oh!

FESSENIO. Tu sai, Calandro, che altra differenzia non è dal vivo al morto se none in quanto che il morto non se move mai e il vivo . E però, quando tu faccia come io ti dirò, sempre risusciterai. CALANDRO. Di' . FESSENIO. Col viso tutto alzato al cielo si sputa in ; poi con tutta la persona si una scossa, cosí; poi s'apre gli occhi, si parla e si muove i membri.

Chi cerca che se gli apicchi gentilezza, acume, accorgimento queste veste compri ed alquanto indosso le porti: perché di quel vago Calandro sono, tanto astuto che, d'un giovane innamorato, si crede che fanciulla sia; di quel che ha tanto della divinitá che muore e risuscita a posta sua. Chi comprar le vuole dinari porga; ché io, come cose d'omo giá passato di questa vita, vendere le posso.

FESSENIO. Non, moccicon mio, no. CALANDRO. Dimmi: il forziero sará grande che io possa entrarvi tutto? FESSENIO. che importa questo? Se non vi entrerai intero, ti farem di pezzi. CALANDRO. Come di pezzi? FESSENIO. Di pezzi, ! CALANDRO. Oh! come? FESSENIO. Benissimo. CALANDRO. Di'. FESSENIO. Nol sai? CALANDRO. Non, per questa croce.

Voi sarete oggi spettatori d'una nova commedia intitulata Calandria: in prosa, non in versi; moderna, non antiqua; vulgare, non latina. Calandria detta è da Calandro el quale voi troverrete sciocco che forse difficil vi fia di credere che Natura omo sciocco creasse giá mai.

Che febbre? Bufalo! Dico che Santilla m'ha concio male. FESSENIO. T'ha battuto? CALANDRO. Oh! oh! oh! Tu se' grosso! Dico ch'ella m'ha inamorato forte. FESSENIO. Be', presto sarai da lei. CALANDRO. Andiamo dunque da lei. FESSENIO. Ci sono ancora di mali passi. CALANDRO. Non ci perder tempo. FESSENIO. Non dormirò. CALANDRO. Fallo. FESSENIO. El vedrai: ché or ora sarò qui con la risposta. Addio.

FESSENIO. Oh! oh! oh! Tu non l'hai bevuta perché ancora essa ha baciato te e tanto di te ha succiato quanto tu di lei: per il che tu beuto lei non hai ella te. CALANDRO. Or vedo ben, Fessenio, che tu sei piú dotto che Orlando, perché per certo cosí è; ché io non baciai mai lei che ella non baciassi me. FESSENIO. Oh! vedi tu se io il vero te dico?

FESSENIO. Con che grazia l'amico accatta grazia! CALANDRO. Or andianne da lei. FESSENIO. Come da lei? E che? pensi tu ch'ella sia di bordello? Andar vi ti bisogna con ordine. CALANDRO. E come vi si anderá? FESSENIO. Coi piedi. CALANDRO. So bene. Ma dico: in che modo? FESSENIO. Hai a sapere che, se tu palesemente vi andasse, saresti visto.

Della quale fieramente accesosi, con Calandro suo marito misse me per servo per condurre a fine lo amoroso suo disio: come subito condussi con satisfazione di lei; perché ella, di lui grandemente ardendo, di bel mezzo giorno, ha piú volte fatto andare a sollazzarsi seco Lidio vestito da donna Santilla chiamandosi.

Vedilo che va in . O Ruffo! o Ruffo! Non odi, Ruffo? RUFFO. Io pur mi volto vedo chi mi chiama. SAMIA. Aspetta! RUFFO. Chi è costei? SAMIA. M'hai fatta tutta sudare. RUFFO. Be', che vuoi? SAMIA. La padrona mia ti prega che or ora tu vadi da lei. RUFFO. Chi è la padrona tua? SAMIA. Fulvia. RUFFO. Donna di Calandro? SAMIA. Quella, . RUFFO. Che vuol da me? SAMIA. Ella tel dirá.

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