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Aggiornato: 26 giugno 2025
Entrate meco, entrate al convito nuziale. Vieni, o sagrestano, vieni col coro e precedimi intuonando il cantico delle nozze. Vieni, o sacerdote, vieni a darci la benedizione, prima che ci mettiamo a giacere. Tace il suono, tace il canto; la bara sparí. E obbedienti alla chiamata, quelli correvano veloci, arri arri arri! lí lí sulle peste del morello.
Il P. Piombini, felice come una fanciulla che ritorna dalla chiesa dopo la benedizione nuziale, confessava: non dubitando di nulla, o piuttosto non vedendo nulla. Il piccolo uomo magro tirò dritto dal P. Pelliccia, che presiedeva la casa di Napoli, e gli presentò il plico del generale. Il P. Pelliccia lesse, o piuttosto spiegò la lettera in cifra e disse: Sta bene. Era mezzodì.
Ghino gli tenne la staffa; Rogiero, quando fu salito in arcione, gli stese la destra; egli se l'accostò alla fronte, e disse: «Ella mi fa bene al capo quanto la benedizione di mio padre: sopra tutto abbiate cura delle ferite. Addio, mio diletto Rogiero, addio! addio!»
Trofolino?... Oh! questo sacerdote non fu solo un buon predicatore, ma anche un fervoroso operaio della chiesa. Se il lettore non ne sa altro, si ricordi almeno essere egli stato l’autore della giaculatoria che dopo la benedizione del Divinissimo si recita ogni dì nelle chiese. Fa mestieri di trascriverla?
È una soddisfazione ch'essi reclamano! disse il Papa sorpreso. È un servigio che si offrono di prestare, ribattè il colonnello. Sta bene, saranno esauditi. Ciò detto, il Papa rifece sul capo del colonnello il segno della benedizione, poi ajutato dal cardinale e dal prelato, rimontò in carrozza. Il cocchio papale insieme al corteo si avviò verso Porta Angelica, per la consueta passeggiata.
La mano paralitica era sostenuta da un fazzoletto assicurato alla spalla, l’altra che poteva muoversi la teneva appoggiata affettuosamente sulla testa di Maria, come una santa benedizione che invocasse il cielo per lei.
Non era giorno di benedizione; ma la contessina soleva andare in chiesa ogni giorno, o di mattina o di sera, salvo i casi d'impossibilit
Tuttavia, quantunque il matrimonio si celebrasse in famiglia, Prospero Anatolio non volle perdere l'occasione di stringere qualche influente legame; i testimoni furono scelti fra i pezzi grossi delle due Camere, e dovevano arrivare in pompa magna, il giorno stesso della firma e della benedizione.
Egli ricordò. Ricordò le parole che quella stessa canzone gli aveva inspirate una notte non lontana, sulla strada di Nimis, quand'egli credulo, felice, sicuro, piegavasi all'orecchio della sua Loreta, appassionato come un amante, mormorandole un complimento che era una carezza, una benedizione, l'espressione fervidissima della riconoscenza ch'egli le doveva per la propria felicit
Noi potremmo vivere tutti sotto il medesimo tetto, uniti nella benedizione di Dio!
Parola Del Giorno
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