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Aggiornato: 23 giugno 2025


Ildebrando gli ordina: Al compiuto imbrunirsi della notte voi stesso, uomo misericordioso, guiderete a palazzo questa donna avvolta in cappa di frate benedettino. Imparate però ad interpretar meglio i nostri ordini per l'avvenire, ed a compierli giusta la nostra intenzione. Santo padre, benedicite; e mi porti il diavo.... perdono.... sar

Quasi subito una vecchia che era sempre stata governante di donna Livia, sin da quando questa era bambina, venne ad avvertirla che il benedettino, invitato segretamente da lei a recarsi al castello, era giunto non visto da alcuno, ed attendeva nella cappella. Donna Livia vi si recò all'istante.

Nei precedenti giorni don Francesco aveva cercato contenersi come in un tempo di tregua; e come al benedettino, data una dilazione alla duchessa, e chiestane una per iscritto al cavaliere di Malta, perchè riflettessero meglio. Nulla del resto, aveva aggiunto con entrambi, potrebbe smuoverlo dal partito preso, cioè di ottenere il silenzio con tutti i possibili mezzi.

Dopo averla lasciata, il duca si era dunque occupato del padre benedettino. Ma il monaco poteva essere ancora al capezzale del morto: e prima di recarsi al convento, don Francesco se ne informò dai domestici. Gli fu risposto che il frate era partito da qualche tempo per un paesello vicino, che gli nominarono, e ch'ei doveva essere ancora per via.

Io tacerò: tacerò con tutti, se voi stesso riparate a quella ingiustizia. Chiamare ingiustizia ciò ch'ei voleva fare!... Il duca si sentì tentato di far tosto pentire il frate d'aver pronunziata quella parola. Donna Livia l'aveva pronunziata anch'ella, è vero: aveva detto anche assai più; ma certo don Francesco non sopporterebbe dal benedettino ciò che aveva a suo dispetto sofferto da lei.

Malgrado tutto questo però, don Francesco credeva facilissimo ridurre il benedettino, ch'ei ricercava, al silenzio. Era questo per lui come il primo passo che farebbe in una via la quale doveva divenire aspra soltanto procedendo. Donna Livia, il cavaliere di Malta gli sembravano i soli, i veri ostacoli, nei quali avrebbe forse ad inciampare.

Intendo che con una buona somma data a voi.... perchè.... l'adoperiate.... come crederete.... in servigio del Signore.... vi disfereste dei vostri scrupoli. No, Eccellenza! esclamò il benedettino con indignazione. Don Francesco fece un gesto di vivissima impazienza. Osereste rifiutare? chiese con alterigia anche maggiore del solito. Ma io non devo, non posso mancare a' miei doveri!

d'ottocent'anni più giovane di tutti noi, la Marchesa Matilde di Toscana. E le si inchina profondamente. Di Nolli. Ti prego, ti prego, Tito: non scherziamo. Belcredi. Ah, se ti pare che io scherzi... Di Nolli. Ma , Dio mio... da che sei venuto... Belcredi. Come! Mi sono perfino vestito da benedettino... Di Nolli. Gi

Un giovane benedettino mi condusse nell'archivio del convento, che conserva diplomi imperiali di Enrico III, di Corrado III e di Barbarossa, e molte Bolle papali. Formava il suo vanto principale il più antico documento che Perugia possegga; il privilegio di Benedetto VII, del 978, fondatore e primo abate del convento.

Quelle del primo, per altro, non sono che preghiere, regole fratesche, leggende di santi, che manifestano nell'autore il monaco benedettino piú che il poeta.

Parola Del Giorno

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