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Aggiornato: 12 giugno 2025


Dal fondo della camera dove mi arrestai per non disturbare la visita, l'aspetto del buon curato mi apparve assai più calmo e riposato che non fosse l'ultima volta che lo avevo veduto. Egli era sul letto, meno coricato che seduto, appoggiando il dorso su tre ampi cuscini. colle braccia distese lungo il corpo, fuori della coltre, arrivandogli questa, stretta e distesa, alla met

Fatti dieci passi, un suono inaspettato mi ferì l'orecchio. Mi arrestai. Mi parve un suono di chitarra. Veniva da una tenda chiusa, che non avevo mai vista, posta fra la nostra e quella dell'ambasciatore, una trentina di passi fuori del cerchio dell'accampamento. Mi avvicinai e tesi l'orecchio. La chitarra accompagnava un filo di voce dolcissima che cantava una canzone araba piena di malinconia. Di chi era quella tenda misteriosa? Che ci fosse dentro una donna? Feci un giro intorno. La tenda era chiusa da ogni parte. Mi stesi in terra per guardare per disotto; chinandomi, tossii; il canto cessò. Quasi nello stesso punto una voce soave, vicinissima a me, domandò: Quien es? (Chi è?) All

Mi ricordo che a un certo punto mi arrestai in mezzo alla strada e, non so come, mi accorsi improvvisamente ch'ero tristo e inquieto, e che nel mio cuore v'era un vuoto che la meraviglia e il piacere non bastavano a colmare. Io sentivo un bisogno irresistibile di penetrare in quelle case e in quei giardini, di squarciare, per dir così, il velo di mistero, che avvolgeva la vita della gente sconosciuta che vi era dentro; di partecipar di quella vita; di afferrare una mano, e di fissare i miei occhi in due occhi pietosi, e di dire: Sono uno straniero, son solo, voglio esser felice anch'io, lasciatemi stare in mezzo ai vostri fiori, lasciatemi godere di tutti i segreti del vostro paradiso, ditemi chi siete, come vivete, sorridetemi, quetatemi, la mia testa brucia! E questa tristezza giunse sino a tal segno, che dissi a me stesso: Io non posso stare in questa citt

A un gomito della strada arrestai i seguaci, e li arringai di nuovo quanto più calorosamente mi venne fatto. Frattanto i posti avanzati dei cafoni, impediti di offenderci coi fucili, perchè ivi il monte, ergendosi a picco, ci cuopriva, rotolarono sassi e macigni che ci rovinavano addosso; allorquando da un cespuglio di faccia, appartato dalla consolare, s'intese il chi va l

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