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Arreotimo la sposò secondo la promessa e l'instituí erede nella sua morte; essendo anch'io bambina, passò di questa vita, restando io sola miserabil reliquia di tanti affanni. Or sia detto assai della mia madre, del mio nascimento, e torniamo a' casi miei.... MITIETO. Gran meraviglie son quelle che mi raccontate.

MITIETO vecchio servo di Arreotimo CINTIA giovane innamorata sotto abito di maschio Balia di Lidia AMASIO giovane sotto abito di donna PEDOFILO padre di Amasio SINESIO vecchio padre di Erasto e di Lidia LIDIA innamorata ERASTO innamorato DULONE servo di Erasto Capitano Balia di Cintia ARREOTIMO padre di Cintia. La favola si rappresenta in Napoli. MITIETO vecchio, CINTIA sotto abito di maschio.

ARREOTIMO. Io m'ho inteso schiantare il core pensando al pericolo dove s'è trovata: ché vedendosi Erasto cosí burlato da lei sapendo la cosa come fusse passata, tirato da sdegno l'avesse dato qualche ferita, e fusse stata al mondo essempio di costante ben , ma d'infelicissimo amore.

SINESIO. E ne giurarei. ARREOTIMO. Or per questa giustizia, avendola voi commendata di vostra bocca e giurato che cosí fareste, diamo Erasto vostro figlio in poter della giustizia, o che gli diamo cinquanta pugnalate nel cuore, e se vi è, un castigo piú severo di questo; e se voi non fate far la giustizia che m'avete promessa, provederò io per quella via che miglior mi parerá.

DULONE. Se non fate conto dell'onor di vostra sorella e d'un incontro come quel che v'ha fatto, di che voi vi risentirete? ERASTO. Andiamo andiamo. ARREOTIMO padre di Cintia, BALIA. ARREOTIMO. Ed è vero quanto mi dici? BALIA. Io v'ho narrato appuntino tutto il fatto, onde nelle mani vostre sta la morte e la vita di mia figliuola.

O felice coppia d'amanti! veramente conosco Erasto molto diseguale a lei di merito; e se mai lo desiai di maggior qualitá e valore, lo desidero ora accioché fusse meritevole di tanta donna. ARREOTIMO. Che dunque pensate di fare?

BALIA. Trovar Sinesio, vostro carissimo amico, e componere seco di modo il fatto che si racchetino fra loro. ARREOTIMO. Cosí vo' fare. Tu vattene a casa; e se Cintia vi cápita, dille per quanto ha cara la grazia mia, che non si parta fin ch'io non ritorno. Io veggio Sinesio molto minaccioso e iracondo; se ne viene alla volta mia. BALIA. Io vado.

SINESIO. Che cosa t'odo io dire? ARREOTIMO. Il fatto va tutto al contrario di quel che pensate: ché Cintio non ha tolto l'onore a Lidia, ma Erasto l'ha tolto a mia figliuola, l'ha impregnata ed è quasi vicina al parto. SINESIO. Che figlia aveste voi mai? voi mi burlate. ARREOTIMO. Ho una figlia femina, e non vi burlo. SINESIO. Di grazia, disvelatemi il negozio ché lo capisca.

MITIETO. Come dunque nascose il parto ad Arreotimo? CINTIA.... Ella avea determinato vincer l'impresa ad ogni modo, e come prudente ch'era, s'avea preparato una comare che le trovasse un maschio, per mostrarlo quel giorno ad Arreotimo.

SINESIO. Non beffeggio; ché dico da senno, mi par tempo da scherzi questo. ARREOTIMO. E se vostro figlio avesse usato l'istesso atto a mia figlia, lo giudicareste voi cosí crudelmente? SINESIO. Il somigliante io farei verso mio figlio, e forse piú crudelmente, avendo avuto ardir di oltraggiar un amico come tu mi sei. ARREOTIMO. Cosí faresti? SINESIO. Cosí farei. ARREOTIMO. E ne giuraresti?