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Aggiornato: 18 luglio 2025
Occupa il colmo, e tra le penne ascosa Siede sirena a riguardar tranquilla; D'ambo i lati sul mar sorge spumosa Fra mostri latrator Cariddi, e Scilla; E l'aspre belve, e più la piaggia ondosa Lunge di gemme e di tesor sfavilla, E vibra intorno rai tra vampe accese Di perle e di diamanti, altiero arnese. */ /*
Costei, che non doveva essere stata brutta alcuni anni addietro, ma che le consuetudini di una mala vita avevano sciupata anzi tempo, male in arnese, discinta, con le trecce rossigne scompigliate dagli atti maneschi della pubblica benevolenza, era la tavoleggiante del luogo, e veniva a chiedergli, con aria di vecchia conoscenza, se volesse da bere.
E perchè mo’? Nato e cresciuto nel castello, il vecchio mastro Benedicite amava il signor suo, sto per dire più dei suoi falconi, i quali falconi egli amava più dei suoi occhi medesimi. Egli era un quid tra il servo e il maggiordomo, tra il castaldo e il comandante del presidio; era insomma il ser faccenda di casa; il vecchio arnese della rocca, che aveva libert
Qui un altro tiene un capace arnese che in varia foggia s'innalza, e in cui per diversi cristalli sporgenti all'intorno può spiare l'occhio della curiosit
E il calesse andava, e tacerne sarebbe come voler nascondere al lettore, che di quei tempi gli abitanti di val di Bormida, non avevano mai veduto quattro ruote di quella fatta a girare. Eppure era un vecchio e gramo arnese, che ai giorni nostri farebbe sgomento al più modesto viaggiatore che se n'avesse a servire.
Ma sì! i tre negromanti, che avean tardato per acconciarsi certo arnese sulle spalle, scivolarono davanti al gigante da sembrar anguille.
Che bel bambino! disse la signora Argellani, adocchiandone uno, che era rimasto fermo, e che era meglio in arnese degli altri. Come ti chiami? Il fanciullo non rispose, e spalancò i suoi occhi azzurri per guardare la bella signora. Via, sii buonino! Come ti chiami? ripetè ella, accarezzandolo.
I vostri uomini, contessa, rispose Maurizio, tratto da una forza arcana a ripigliare la frase che lo aveva fatto tremare, meriterebbero piuttosto d'esser mandati a sfamarsi in cucina, tanto si trovano male in arnese. Il generale rideva. Quel discorso gli pareva certamente in carattere col lavoro che egli e il suo amico Maurizio facevano da tre ore. Ed era contento di passare per un manifattore.
Ma poi, egli avvenne che il nostro innamorato si svegliò da quell'estasi al settimo cielo, e si trovò arnese logoro e quasi dimenticato, come il tizzo spento in fondo al camino d'un salotto, in cui si davano la muta ogni giorno quindici o venti scioperati suoi pari. Il risveglio fu lento e con parecchi tentativi di ritorno al sogno; cosa che a molti sar
Il cavalier Lodovico, a quest'improvvisa apparizione, aveva perduto il coraggio, nè sapeva trovar parola. Solo fra tutti quel tristo arnese del Martigny, che di botto credè d'indovinare ogni cosa, si fece innanzi; e presumendo che l'intrigo potesse pigliar mala piega, pensò di mettere alla ragione quel giovine disperato col fargli paura.
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